martedì 21 agosto 2012

Summer Sleep

Winter Sleep
Trapnest


Avevo voglia di scrivere questo post pochi giorni dopo la partenza di Marco, ma mi sono trattenuta perchè volevo evitare di essere troppo melodrammatica: sono cosciente che i problemi che affronto siano cose da poco e non mi sembrava il caso di trattarli con un tono esageratamente disperato.
In effetti, però, sento la necessità di parlarne, perchè di sicuro non mi fanno stare benissimo, quindi cercherò di trattarli nel modo più logico possibile, in modo da evitare, appunto, melodrammi inutili.

In realtà non so bene neanche come iniziare, ma da qualcosa inizierò... Non lo so, l'università?
Probabilmente chiunque è a conoscenza delle nuove proposte e riforme che, diciamo, non è che avvantaggino molto gli accademici, universitari o ricercatori che siano.
Come se non bastassero a fiaccarmi le penultime riforme, che hanno previsto praticamente la scomparsa di scena del mio futuro mestiere, hanno pensato bene di alzare le tasse.
A settembre inizierò il mio primo anno fuori corso e, quindi, di già le tasse si attendevano più alte: ora, in verità, almeno in questa prima rata, l'aumento non è stato mostruoso, ma comunque 600 euro sono gravanti penso su una qualunque famiglia italiana media con un solo lavoratore e due case da mantenere: quella in Calabria e quella a Firenze.
Qui non si sbarca il lunario, come si suol dire. Ogni mese pago 350 euro di affitto e inutile aggiungere che ho trascorso Giugno e Luglio alla ricerca di una casa migliore, con risultati nulli.
Più bollette, spesa, tasse, libri e vari&eventuali... Negli ultimi mesi i miei sono stati costretti a darmi una cosa come 900 euro al mese che, ribadisco, non hanno e stanno sottraendo dalla pensione di mia nonna. Mi sento in colpa ogni volta che cerco loro soldi, nonostante talvolta non possa farne a meno.
Ho proposto a mia madre, non dico ora, ma quando avrò preso almeno la prima laurea di iniziare a fare qualche lavoretto, come in fondo fanno molte mie colleghe.
L'inferno: mia madre non vuole saperne perchè è convinta che così allungherei ulteriormente i tempi, già lunghi. L'unica cosa che mi viene in mente è trovare un lavoro e tenerglielo nascosto, tentativo già fatto in passato, ma la cosa non è così semplice, considerando che minimo due volte l'anno viene a trovarmi per almeno una settimana.
Ecco, parlando dell'università sono logicamente finita a parlare dei soldi: e questa è una delle cose che mi da più fastidio; odio legare la cultura al denaro, ma è inevitabilmente così.
Insomma, mi ritrovo al primo anno fuori corso, quarto anno per dirla, e mi mancano ancora una cosa come 12 esami e almeno 5 corsi da seguire. Perchè? Perchè il primo anno in una città nuova è stato duro da affrontare e mi sono ridotta a dare solo un esame, l'anno scorso non mi è poi andata malissimo, ma questo ultimo anno ho rincorso una professoressa per 6 fottutissimi mesi in cui non ho fatto altro che ripetere la sua materia, perchè altrimenti avrei rimosso tutto.
Fin'ora, a parte quest'ultimo insegnamento, ho preparato i miei esami praticamente sempre in una settimana, 10 giorni e mi è andata bene. Ma adesso le materie si fanno più imponenti e io non so bene come gestirmele.
O meglio, lo so: si studia un po' al giorno.
Oltre alla mia fatidica mancanza di volontà, costanza e concentrazione, che già mi gravano pesantemente, c'è da aggiungere che mi manca il tempo: durante l'anno seguo i corsi e frequento i laboratori, in pratica sono quasi sempre impegnata dal mattino fino alle 7 di sera. Quando non ci sono i corsi, continuano i laboratori e in più devo sbattermi per trovare spesso e volentieri bibliografie improponibili e introvabili tra biblioteche e fotocopiatrici, oltre che, teoricamente, dovrei anche fare almeno un mese di scavo archeologico l'anno.
E dico teoricamente perchè quest'anno non ho potuto fare neanche quello, per mancanza di tempo e per mancanza di salute, sostanzialmente.
Se a tutto questo ci aggiungiamo che ho dovuto anche cercare una casa in cui poi non mi sono trasferita, si spiega facilmente come mi sia ridotta a studiare ad agosto un esame di 12 libri che non riuscirò a dare a settembre.
Stavolta la cosa mi mette più ansia perchè la professoressa mi ha specificato che io DOVREI darlo a settembre e non mi piacerebbe fare una cattiva figura proprio con lei, che è insegnante di STORIA MEDIEVALE e con cui ho affrontato discorsi riguardanti anche la Compagnia, cosa che mi riempie di gioia, ma che mi tiene anche sulle spine.
Insomma, se dovessi fallire ci andrebbero di mezzo troppe cose e io onestamente non me la sento.
Oltre che, essendo uno scritto e un'orale, non c'è proprio possibilità che io lo dia senza aver quantomeno letto tutti i libri. Cosa che di per sè non sarebbe problematica, se non che io non ho alcuna base di storia medievale: quello che so l'ho appreso perchè interessava me, tramite letture, internet o documentari, ma tutto il resto è un grande boh perchè, ovviamente, la scuola le basi non me le ha date.
Quindi il problema maggiore sta nello studiare quei 1000 anni di storia ricchi di eventi. Cosa improbabile, ormai in 15 giorni.
Oltre il fatto che mia madre si ostina a dirmi che io qui ho la possibilità di studiare meglio, QUANDO NON E' VERO perchè tra il fatto che lei tiene accesa la tv tutto il giorno e gli impegni a cui ovviamente devo adempiere quando sono qui (famiglia, medici, ecc ecc), di tempo me ne resta poco.
Lei mi vorrebbe più vicino perchè è sempre sola qui a casa e io mi sento in colpa anche per non vederla quasi mai, quest'anno non sono nemmeno venuta giù per Pasqua.
Insomma, mi ritrovo che a settembre volevo dare 3 esami e probabilmente non riuscirò a darne neanche uno.
Il 17 ricominciano le lezioni e insieme a loro ricomincerà il ciclo.

Onestamente non riesco a pensarmi in un posto diverso. L'università mi da moltissimo, io non potrei mai rinunciare ai miei, seppur lenti, studi. Inseguo il sogno dell'archeologia da quando avevo 3 anni e non riesco a vedere niente altro nel mio futuro lavorativo.
Non penso di essere buona a fare niente altro e già questo mi riesce male, seppur la mia passione sia immensa.
E' che non riesco a concepire questa idea di cultura, veloce e insaccata, che ti vuole inculcare nella mente un'infinità di concetti in un tempo breve perchè... Perchè sennò poi non trovi lavoro e perchè sennò i soldi per mantenerti fniscono.
Non riesco a concepirlo. La cultura è una cosa che va assaporata, conquistata, capita. Non assorbita passivamente.
Cosa mi rimane degli esami preperati in fretta per un appello? Quasi nulla.
Perchè, allora, devo studiare una cosa che non mi servirà quasi niente nel mio futuro lavorativo?
Non riesco ad accettarlo.
E mi sento una disadattata, perchè purtroppo le cose in realtà stanno così.
E percepisco che sto rimanendo indietro, gravando, oltretutto, sulle spalle dei miei.
Eppure non riesco davvero ad immaginarmi altrove. L'ateneo è quasi tutto per me, l'archeologia lo è. Ogni volta che leggo, vedo qualcosa riguardante l'archeologia, soprattutto medievale, per me è bellissimo.
Ogni volta che mi trovo davanti a qualcosa di antico, che sia un castello o un frammento di coccio, è un'emozione immane: sapere che quel luogo è stato calpestato, che quell'oggetto è stato usato, secoli e secoli prima di me... Io non potrei vivere senza questo. Non potrei vivere senza i miei studi, non potrei vivere senza scavare, senza immergermi in quella terra da cui tutto è nato, senza trarre fuori oggetti e congetture su ciò che è stato nel passato. Io non potrei mai vivere senza questo.
E allo stesso modo non potrei mai allontanarmi da Firenze per troppo tempo: io amo quella città, è ormai per me una seconda patria, per quanto ami la Calabria o l'Irlanda.
Un sentimento meraviglioso mi lega alle sue strade, alle sue cupole, alla sua arte: da quando vivo lì, tutte le volte che mi sono sentita sconfitta o sola, mi è bastato fermarmi davanti al Duomo per sentirmi bene, per dirmi "fin quando lui sarà in piedi, io sarò viva".
Certo, il mio lavoro, se Dio vorrà, mi potrebbe portare fuori da Firenze, ma per quanto? Un mese, due? E poi tornare lì, a studiare su ciò che ho trovato chissà dove... Sarebbe bellissimo.
Ma la strada è ancora infinitamente lunga e io non vedo dove finisce.
Adesso, poi, c'è anche Marco.
Sono abituata alle storie a distanza e so sopportare questo peso, ma l'idea di allontanarmi da Firenze in maniera più o meno definitiva mi atterrisce: non voglio allontanarmi da lui così tanto per così tanto.
Non voglio e farò di tutto purchè non accada e credo che su questo non ci sia altro da aggiungere.
Firenze ultimamente mi ha dato anche una cosa che non ho mai avuto prima: degli amici.
Ho faticato un sacco per instaurare rapporti all'università e adesso più o meno ci sono riuscita, ma non posso, quantomeno per ora, classificare queste persone come amiche.
Invece, in pochissimo tempo, all'interno del Lupo, molte persone mi si sono avvicinate e io sono molto contenta di ciò: certo, non ci sentiamo ogni giorno come potrei fare con un grande amico, ma sento la loro mancanza. E questo per me vale molto. E' difficile per me sentirsi accolti, sentirsi a proprio agio, quando da sempre non ho mai avuto un gruppo di persone in cui mi sentissi del tutto calata.
Anche in questo gruppo ci sono le persone che ritengo migliori e quelle che ritengo peggiori, ma nessuno di loro mi giudica aspramente, mi ritiene pericolosa, mi allontana solo perchè io non rientro nei suoi gusti. E allo stesso modo io non mi sento di allontanarmi da loro per un motivo: a Palmi non ho mai avuto molta scelta, o sei un punkabbestia, o sei un figlio di papà.
Ho provato miliardi di volte ad uscire con Beatrice ed i suoi amici, ma non facevo altro che sentirmi osservata e giudicata perchè, diciamocela tutta, io non appartengo a quel mondo. Voglio un bene nell'anima a Beatrice, seppur siamo due persone così diverse, perchè ci conosciamo da quasi una vita e ne abbiamo passate tante insieme. Ogni volta che ho la possibilità di vederla da sola sono contenta, ma con gli altri... Non ce la faccio.
Una semiserenità l'ho trovata invece con il gruppo di persone che trascorreva le proprie giornate nel piazzale del comune (il luogo degli emarginati sociali, sostanzialmente): sarò per sempre grata a Linda, e lei lo sa già, per tutti i momenti in cui mi è stata accanto, anche senza dire nulla e perchè mi ha introdotto in quel mondo che, seppur troppo anticonformista, beone e drogato per me, non mi ha giudicato perchè lì tra loro nessuno giudicava nessuno. Ho passato momenti sereni in quel luogo, stando seduta su un albero a leggere o guardando i ragazzi fare skate. 
Ho conosciuto persone che, oggi, non ci sono più. Quel posto è adesso vuoto e l'albero su cui mi sedevo sempre è caduto. Anche con loro ho avuto i miei limiti, per quanto mi divertissi, nel momento in cui sei con persone che bevono e fumano, mentre tu non lo fai, bè... Non è il massimo, ma non mi sono mai lamentata poi così tanto.
Tutti il resto, tutti gli altri gruppi di amici, in vari luoghi del mondo, sono stati solo fuochi di paglia. Durati troppo poco e dissoltisi per i più svariati motivi, mi hanno sempre lasciato con una profonda disillusione e tristezza.
Mi sento di dire, quindi, che, vuoi per la comunanza di interessi, vuoi per la varietà di persone presenti, vuoi per, bene o male, la maturità intellettuale di quasi tutti (cosa praticamente assente in Calabria), che percepisco la mia fortuna nell'aver realizzato diversi sogni in uno, almeno per il momento: partecipare a delle rievocazioni medievali, trovare delle persone con cui sentirsi bene e avere un hobby così bello e importante da condividere con la persona che amo.
E, diciamocelo, il problema è che qui a Palmi tutto questo mi manca.
Le ultimi estati, tra il fatto che avevo fidanzati qui e tra il fatto che avevo deciso di pensare alla mia vita sociale palmese visto che non ne avevo mai avuta altrove, sono state più serene sotto questo punto di vista... Quest'anno San Lorenzo, Ferragosto e tutti gli altri giorni li ho trascorsi qui, a casa.
Non che la cosa mi pesi più di tanto: ho passato praticamente tutta la mia adolescenza isolata dal mondo e mi va bene così. Perchè in fondo avere a che fare con quelle persone, ecco... La cosa non mi sconfinfera molto.
In realtà ho qualche persona con cui poter fare una passeggiata se voglio, ma il discorso è sempre lo stesso: trovarsi a proprio agio. E con quelle persone, non lo sarei.
Così ho trascorso le giornate a casa, con i libri, i miei e il pc. Come ai vecchi tempi.
E se sono qui a scrivere non mi va di nascondere che io mi sia sentita a volte molto sola.
Ma non credo che qualcuno possa farci qualcosa, quindi pazienza.
D'altro canto sono felice di passare del tempo con i miei... Anche se la conversazione praticamente non esiste. Loro due è come se fossero separati in casa: si parlano solo quando sono particolarmente di buon umore, lavorano di giorno, cenano ad orari diversi e poi mia madre guarda una tv e mio padre un'altra o sta al pc. Tra le rare volte che decidono di avere una relazione verbale, volano insulti, urla e compagnia bella.
Insomma, sempre la solita cosa, se non che la loro rassegnazione a questa realtà è peggiorata.
Non fanno altro che lamentari del giorno in cui si sono sposati, ma che ormai a quasi 60 anni dove devono andare... In più entrambe le mie nonne non stanno bene e se mia nonna materna ha 3 figlie e nipoti e donne di servizio che si occupano di lei e le fanno compagnia (cosa che non la soddisfa e pensa bene di telefonare comunque 45 volte al giorno portando all'esasperazione mia madre che è l'unica che si rifiuta di mandarla a quel paese, ma è anziana, non ci possiamo fare nulla e le vogliamo bene così), la mia nonna paterna è sempre stata da sola da quando è morto mio nonno, in un altro paese... E adesso che non è più autosufficente mio padre trascorre tutte il giorno con lei e di notte paga una ragazza perchè stia con lei e la aiuti se ha bisogno di qualcosa. Di conseguenza si sono aperte due problematiche: meno soldi e più stress. Mio padre, già aveva pochi clienti, ora ha deciso di chiudere la sua attività e riceve ogni tanto qualche anziana che per abitudine andava da lui. Torna a casa esasperato dal dover badare tutto il giorno a mia nonna e, onestamente, sa da un lato penso: bè, è la volta buona che diventa adulto, dall'altro mi sento male a vederlo così perchè lui è un bambino e questo ormai non cambierà mai e per lui deve essere un peso enorme fare una cosa del genere. Qui si innesta lo stress di mia madre che, invece, fa un lavoro pesante tutto il giorno, mantiene se stessa, mantiene mio padre e mantiene me e la sera è sempre molto stanca e dolorante, visto che ha qualche problema di salute; mio padre per tutta risposta rientra a casa, la trova che si lamenta per un dolore o per un altro e pensa bene di lamentarsi a sua volta perchè lei si lamenta... E lì si apre una delle tante faide, di mia madre che si lamenta di mio padre che non lavora tutto il giorno e di lui che si lamenta di lei perchè lei si lamenta perchè è stanca.
Capisco che il discorso sia ingarbugliato, ma mi sembrava giusto citarlo.
Mia madre ha mille preoccupazioni tra il lavoro, i soldi e me: perchè, ovviamente, la maggiore preoccupazione sono io che non mi laureo, che richiedo soldi e che ho anche io i miei problemi che per quanto penso che non siano gravi e che per quanto eviti di parlarne con lei, non posso evitare che lei stia in pena per me.
Ci sono miliardi di persone che alla mia età stanno mille volte peggio di me, ma questo lei sembra non capirlo: ammette che disturbi come l'allergia per quanto grave siano cazzate, ma da quando ha scoperto del mio bacino traslato non riesce a darsi pace.
Da parte mia per quanto mi faccia costantemente male non mi lamento, anche perchè è colpa mia se sono ridotta così e se i miei muscoli sono accorciati ed è colpa mia se questa estate non sto facendo le 2 ore al giorno di esercizi che mi ha appioppato il fisioterapista.
L'unica cosa che mi fa sentire meglio è studiare perchè almeno mette a tacere i sensi di colpa, ma questo innesta il problema che io non vorrei studiare per non avere i sensi di colpa, ma farlo perchè mi piace come è giusto che sia. Quindi fatico moltissimo a concentrarmi e perdo un sacco di tempo.
Non sono mai stata una persona che si stressa, anzi, cerco sempre di calmare le persone che soffrono di ansia, per esempio per gli esami.
Ma non posso negare a questo punto di essere preda di nervosismi e stress: ho sempre mal di stomaco, mal di pancia, mal di testa e mi stanno cadendo i capelli. Mia madre poteva non accorgersene? Ovviamente no, così mi ha anche fatto tutto il discorso che non mi devo sentire male per l'università e per i soldi e che se metto a rischio la mia salute rallento ulteriormente il tutto... Il problema è che quando si entra in questo circolo è difficile uscirne: non riesco a mangiare come non riesco a concentrarmi.
Aggiungiamoci anche i problemi che ho sempre avuto e per cui mi sono decisa giusto ora a fare accertamenti, questo mese mi tiro il sangue due volte e le analisi sono abbastanza sballate, seppur di poche cose: la cosa più preoccupante è il ferro bassissimo nonostante mangi sempre un sacco di carne e gli ormoni che sono a cazzo, ma questo onestamente me l'aspettavo.
Spendo un sacco di soldi in medici e medicine, insomma, giusto per aggravare la situazione economica.
Onestamente tra amici, famiglia, salute, università e soldi non vedo luce. So che non sono questi i veri problemi della vita, ma mi sento un po' stanca e non vedo l'ora che torni Marco qui.
E' l'unica cosa che mi rende felice e serena la sua vicinanza e che m'incoraggia. Fortunatamente ormai manca poco e per questo mi sento rincuorata.
Qualcos'altro che mi rende serena sono gli amici ritrovati, che sono riuscita a riavvicinare e anche il gioco di ruolo sul forum che ho da poco ripreso e che spero decolli.
Ogni volta che qualcuno di loro mi chiede: Come stai?, io preferisco mille volte stare a sentire i loro problemi, preoccuparmi per loro e dare loro qualche consiglio se posso, piuttosto che parlare e occuparmi di me, anche perchè sento di non poter fare molto per tutta questa situazione. Ringrazio comunque tutte le persone che si preoccupano per me, anche se penso che questa sia la prima volta che parlo della mia situazione attuale così lungamente, apertamente e pubblicamente.
Anyway, giusto per concludere, sento di avere le dita delle mani troppo corte e quelle dei piedi troppo lunghe.
A questo punto ci stava, mi sento già stanca di parlare dei miei insulsi problemi.

Non vedo l'ora che Marco sia qui.

Come wander with me
Jeff Alexander







ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

sabato 11 agosto 2012

sunset

Oggi c'è stata una tempesta.
La calura e l'afa sono state lavate via.

Era da tanto che non vedevo un tramonto così terso e pulito.
Il sole risplende di giallo-arancione e intorno a lui una sottile aura indefinita è di un meraviglioso magenta.
La striscia di cielo sopra il mare è assolutamente fucsia.
E le nuvole sono blu.


Ecco, lentamente, scende tra le coltri di nubi che ricoprono, accarezzandolo, l'orizzonte.
I suoi colori si spengono, non è più accecante.
Come una palpebra che si chiude su un'iride stanca.

Adesso discende, immergendosi nelle fresche acque: il suo colore incandescente continua a tingere questa parte di mondo, mentre, altrove, freschi bagliori staranno svegliando le selve.

Solo una striscia rimane tra noi.


Ora è svanito, nel mare.











ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

venerdì 10 agosto 2012

tonight

A chi posso raccontarlo come mi manchi, questa notte?
A nessuno.

Nessuno capirebbe o ascolterebbe abbastanza da poter capire.
O, più semplicemente, non c'è nessuno, qui.

Ho freddo e questo cielo stellato che adesso mi avvicina a te mi appare comunque lontanissimo.
Ho freddo e mi manchi.
Tanto.



















ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

giovedì 9 agosto 2012

remembrance


Ricorderò per sempre come sei bella in questo momento.

Quando saremo vecchi, quando saranno trascorsi tanti anni da non ricordarci più gli anni stessi, io ricorderò ancora questo giorno.
Ricorderò sempre la tua pelle morbida, i tuoi occhi brillanti e il tuo sorriso.

Ti ricorderò per sempre come sei adesso, bella con la tua corona di fiori in testa.


















ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

domenica 5 agosto 2012

Bright Star

Sei l'unico pensiero che mi consola.
Dentro la solita gabbia che mi avvolge, sei l'uscio in cima, la griglia rotta, il volo verso la libertà.
Purtroppo è comunque difficile lanciarsi nel tentativo di uscire, o meglio, uscire e basta.
Ma piano piano, passo dopo passo, ci riuscirò: riuscirò a volare via dai miei incubi.
Soprattutto essendo cosciente della fortuna che ho e dell'incosistenza della mia stessa gabbia; soprattutto essendo cosciente che sei tu a splendere attraverso la fitta rete metallica che mi avvolge.
Che ci sei tu, davvero.
Non come ho sempre solo immaginato, guardando una luce lontana e sperando che un giorno potessi in qualche modo raggiungerla.
Adesso sei reale, tangibile.
E' facile quando sei tu a calarti nella mia prigione e ad accarezzarmi l'anima, aiutandomi a risalire su lunghe corde argentate per poi fare capolino fuori, sul nostro mondo ventoso.
Ma quando non ci sei, e mi assopisco, e con le mani ti cerco nel vuoto, è difficile trovare l'uscita.
Le immagini, le voci, sensate, false, insopportabili, inutili, tangibili, si affollano, mi confondono, mi tirano fuori persino dal sonno, facendomi urlare.
Tempo fa mi lasciavo all'autocommiserazione, alla tristezza, alla malinconia, e probabilmente potrei farlo anche ora: ma è come se non sapessi farlo più.
Potrei mai essere triste se tu brilli con tanto vigore, sorridendomi?
Potrei mai esserlo di fronte al tuo amore, di fronte al mio amore?
No, non ci riesco più.

Resta solo un lieve fastidio, come calura notturna; malinconie confuse che intrecciano un po' più stretta la mia gabbia; vaghi ricordi, certezze che mi sfiorano.
Ma il varco è sempre ben visibile, lassù, la Tua Stella brilla e io non potrei mai smettere di guardarti.

Sei ogni cosa bella e io non riesco più ad essere triste.
Forse ciò che scrivo può sembrare strano, ma è per me così difficile immaginare la vita senza la malinconia che mi ha pervaso per anni, o meglio, che l'ha dominata per anni: perchè fin quando è presente e ogni tanto fa capolino, non mi spaventa, non mi spaventa più. Non sono più sua schiava, ma, in fondo, era ormai così abituata ad essa che ora la mia vita è strana.
Magicamente strana.
I miei incubi, senza senso.
I miei giorni, brillanti, riescono a scacciare le ombre della notte.

Ho le tue dita a cullarmi, anche da lontano.
E io, per questo, non potrò mai ringraziarti abbastanza.







 "E adesso,
dormi
o sei sveglia?"












ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

sabato 4 agosto 2012

dear

Riconosco quel gesto.

Il modo con cui, prima di assopirsi, si conquista dolcemente stringendo tra le dita un oggetto preziosissimo e si porta al petto, circondandolo con il corpo e quasi sfiorandolo con le labbra.

Spesso ho avuto qualcosa che ho ritenuto importante tanto da commuovermi e cullarmi nel sonno e l'ho tenuto sul mio cuore, dormendo.

Per questo, quando hai preso la mia mano così delicatamente tanto che il tuo tocco mi ha trasmesso un dolcissimo dolore al petto, e hai fatto quello stesso, identico gesto, io non ho potuto che sgranare gli occhi stupiti nell'oscurità, ma rimanere in silenzio, facendoti credere che stessi già dormendo.

Il tuo respiro ha solleticato le mie nocche, racchiuse tra le tue morbidi forti mani, così lievi nell'assopimento.
Il battito del tuo cuore era vicino alle mie dita, tanto da poterlo cingere semplicemente stringendole un po': ma non l'ho fatto, per paura di mostrarti il mio essere sveglia, per paura che quel gesto meraviglioso s'interrompesse.

Non hai mai temuto di mostrarmi la tua profondità, ma, a volte, ci sono cose, ci sono parole, che si possono, che si riescono a fare, a dire, solo quando si sente di non essere percepiti del tutto.

Quindi ho taciuto, immobile, in quello splendido momento, addormentandomi, vicino a te, dentro la tua dolce stretta, sentendomi, realmente per la prima volta, la cosa più preziosa per qualcuno.

Per te.


Grazie amore.
I nostri giorni insieme sono stati i più belli di sempre.
Adesso siamo di nuovo lontani, ma non lo saremo mai abbastanza da essere distanti.
E presto saremo di nuovo insieme.
Voglio assopirmi ancora sul tuo petto.
















ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.