giovedì 30 gennaio 2014

24-25-26-27-28-29/365

Day 24&25&26&27&28&29 of 365.




E' da almeno metà dicembre che una nuova teoria sulla mia esistenza mi attraversa la testa e ho pensato che questo fosse il momento giusto per provare a ragionarci sopra come si deve.

Mia madre mi ha insegnato molte cose, molte delle quali si sono rivelate perlopiù dannose per la mia psiche, ma sicuramente altrettante valide e giuste, ed io di questo la ringrazierò sempre.
Una tra queste, una delle cose che sono sicura al 100% che rientri nella seconda categoria perché è mio nonno che l'ha insegnata a lei, è "sii buona. sii buona sempre perché prima o poi il tuo bene verrà ripagato".
Al di là del valore religioso che possa avere (essere buoni in questa vita per accedere al paradiso), quando ero piccola l'essere buona per me voleva dire non fare i capricci, mangiare, non desiderare troppi giochi, ubbidire, non voler fare per forza qualcosa solo perché lo sta facendo qualcun altro, e via dicendo, insomma un'educazione base da bambina, cosa, per altro, più unica che rara di questi tempi. E spesso non ero buona, e poi mi sentivo in colpa, ma i bambini dimenticano facilmente.
Poi sono cresciuta e forse neanche più pensavo a queste massime materne, ma quello che so per certo è che le cose che ti inculcano in testa da bambino rimangono con te per sempre, e per questo motivo mi sento anche di ringraziare la mia maestra delle elementari che mi ha insegnato a scrivere a modino.
Cresci e tante sbandate le prendi, ma poi arrivi ad un certo punto e capisci che ti devi assestare, dare una calmata e mettere la testa a posto, pur concedenti tanti svaghi "da giovane".
Sono cresciuta, anche se ancora chissà quanto altro crescerò, ma adesso sto scrivendo sull'essere buoni e la foto di mio nonno mi guarda e io mi sento di sorridergli perché tutto quello che ci ha insengato è vero.
Non sempre, magari, certo, il male è incarnato nel mondo, ma essere buoni funziona.

Probabilmente quando è iniziato tutto non me ne sono neanche accorta, ma un giorno mi sono guardata indietro e ho pensato che avrei potuto rispondere in malo modo a tante persone, avrei potuto mandarne a quel paese altrettante, litigarci e via dicendo e, invece, semplicemente, non l'ho fatto.
Ho sorriso, ogni volta, e mi sono detta: "questa persona mi ha ferito, ma forse non lo sa. o magari lo sa, ma non lo fa con cattiveria. e anche se lo fa con cattiveria, ha altri pregi!".
Sono stata buona e alla fine, ho pensato, forse è l'unica cosa che so fare.
Non sono mai stata particolarmente brava in nulla: non sono una secchiona nello studio, non eccello in alcuno sport o hobby, non ho niente, niente, in cui qualcuno mi possa dire "sei veramente brava in questo". Non sono mai stata una persona molto ambiziosa, e forse in questo ho sbagliato, e probabilmente sto cercando di recuperare come posso, ma in fondo non mi interessa davvero essere LA NUMERO 1 di qualcosa.
Vorrei solo essere BRAVA a fare qualcosa. Eppure niente, non c'è niente, per quante cose abbia provato nella mia vita, in cui posso dire di eccellere.
So un po' di tutto, un'infarinata di questo o di quello, ma anche nelle cose in cui mi sono dedicata di più... Ecco, boh.
Il mio pensiero a riguardo è sicuramente ancora infantile o comunque dettato da una scarsa fiducia in me stessa, ma questa è una cosa che mi è sempre pesata. Anche perché intorno a me ho sempre avuto persone che eccellevano in qualcosa o che non gli interessava proprio eccellere in niente.
A me invece interessava, ma non ci sono mai riuscita.
E così, anche negli ultimi anni, dopo vari tentativi, sto provando a rassegnarmi alla cosa, ancora una volta, e mi sono detta "forse sono brava ad essere buona".
Però il fatto è che non è così perché spesso non riesco proprio ad esserlo, a stare calma, a mantenermi placida, anche quando lo vorrei intensamente.
Eppure, per quel poco che ci sono riuscita, mi sono guardata intorno un giorno di pochi mesi fa e ho detto: ci sto riuscendo, nonno aveva ragione!
A furia di sorridere, alla fine gli altri, o almeno alcuni di essi, mi hanno sorriso. E cercano di sorridere al prossimo a loro volta.
Bè, sarebbe semplice se finisse qui, ma chiaramente non è così: perché questa cosa da un lato mi rende felice, ma dall'altro mi turba. Mi turba perché non posso fare a meno di pensare a quanto la loro bontà sia profonda o meno, a quanto c'è di vero in ciò che mi circonda, a quanto impegno ci metto io a cercare di mostrare tutto l'affetto che provo verso le persone a cui tengo e a quanto esso effettivamente venga compreso o riconosciuto, a quanto esso possa ancora avere valore nel momento in cui chiunque intorno a me farà lo stesso.
Questi sono i miei, piuttosto insulsi, pensieri, o meglio i pensieri che mi hanno attraversato la mente prima di Natale.
Dico insulsi perché li reputo tali: perché, in realtà, io sono così perché è così che riesco a sopravvivere meglio. E ogni volta che, alla fine, guardo altrove quando mi viene fatto un torto, lo faccio perché è quello che penso sia giusto fare in quel momento, anche se poi finisco per rimuginarci sopra. Insulsi perché non hanno alcun valore, anzi, in qualche modo riescono a farmi sentire in colpa per averli semplicemente ponderati.
E ogni volta che mi sento così, io smantello tutto. Mi siedo, così come sto facendo ora, e penso: cosa c'è che non va? come potrei migliorare la situazione?

Alla fine due giorni fa quando stavo per addormentarmi, ho riaperto gli occhi di scatto perché il pensiero che mi ha attraversato la mente mi ha sollevato immensamente e, al contempo, mi ha fatto sentire in imbarazzo per me stessa (si può arrossire per i propri pensieri quando si è da soli al buio? sì.): io sono brava in qualcosa.
Era lì, è sempre stato lì, sempre, sempre, sempre, fin da quando ho memoria, è sempre stato lì, eppure per la maggior parte della mia vita io lo ignoravo, pensavo che fosse una cosa che, morta, mi stava incollata addosso e per quanto cercassi di scrollarmela lei si avvinghiava, cadaverica, ancora di più a me. E poi, piano piano, l'ho guardata meglio e ho visto che, altroché, era viva, palpitante, anzi, mi succhiava via i pensieri, le energie, l'attenzione, e se li teneva per sè.
Ci ho stretto amicizia, ho familiarizzato con lei, ho passato più tempo con lei che con qualunque altra persona al mondo e quando, di tanto in tanto, provavo a presentarla a qualcuno, gli altri non capivano, mi guardavano come guardano un bambino che ti presenta il suo amichetto immaginario.
E forse era così. Perché negli altri questa cosa non c'era.
O forse c'era, ma la nascondevano e non la usavano.
O forse c'era, ma non le avevano mai permesso di svilupparsi e così era rimasta rachitica.
O forse avrebbero voluto che ci fosse, ma non ne erano dotati e quindi la fingevano.
O forse avrebbero voluto che ci fosse, ma alla fine non si sono neanche impegnati davvero a cercarla.
E io non ho mai saputo darle un nome che non fosse qualcosa di banale, non ho mai saputo chi fosse, che volesse da me, perché proprio io, e ho sempre pensato che mi avrebbe portato alla tomba, ho sempre pensato che sarei rimasta sola con lei per sempre, ho sempre pensato che non mi avrebbe fruttato nulla, che non valeva nulla, che avrei voluto ucciderla, farla scomparire e vivere una vita normale, ho sempre pensato che era anche per lei che scrivevo.
"Io sono brava in qualcosa."
Anche se è qualcosa che non porta solo benefici a me o a chi mi sta intorno, è sempre stato palese che sarei potuta essere brava in quello, forse solo in quello.
E probabilmente non l'avrei mai capito, mai, se non fosse stato per Marco.


Venerdì mi sono svegliata molto rimbambolata, ma ho avuto modo di svegliarmi quando ho letto un messaggio scrittomi da Nina: dopo la sorpresa iniziale, abbiamo parlato e ciò ha portato senza dubbi dei benefici, di cui non posso che essere felice.
La giornata è trascorsa piuttosto tranquillamente e la sera sono finalmente potuta stare con Marco.
Sabato, come sempre, siamo andati al Lupo, anche se a pranzo con noi stavolta c'era anche Ivien: mi sentivo elettrica perché quella sera saremmo andati in un gruppetto a visitare dopocena la Galleria dell'Accademia così, aiutata da Leonio, ho inziato a scattare foto per il catalogo delle armi del gruppo.
Purtroppo, alla fine, non ci è riuscito di visitare il museo e abbiamo chiaramente ripiegato sul Mostodolce: lì per lì mi sono un po' rattristata, però alla fine ho pensato che le persone che erano davvero interessate, seppur poche, c'erano e quindi ci saremmo potuti prendere una domenica pomeriggio per stare tutti insieme e visitarlo per bene.
La Domenica è stata alternativa in quanto ci siamo recati nuovamente in sede, ma per giocare una sessione speciale di The Seed: la Battle Arena! Purtroppo, per tanti motivi, non sono riuscita a godermi la giornata come avrei voluto, in particolare perché non stavo bene.
Infatti Lunedì l'ho trascorso chiuso in casa perché, tra le altre cose, praticamente non riuscivo neanche a camminare: nella mia immensa vecchiaia mi sono presa i reumatismi alle gambe.
Martedì, invece, ho cercato di rendermi un po' più viva, anche se non è stato particolarmente semplice, però alla fine, per tutta la mia gioia, sono stata in grado di andare a Squirico per giocare e mi sono assolutamente divertita! E' vero, è stata una giocata ricca di diverbi, ma anche di cazzate, e in fondo va bene così: io sono la prima a dire che The Seed per me è veramente una cosa importantissima, però non credo che i giocatori dovrebbero rimanerci male per gli atteggiamenti dei personaggi in-game; tuttavia osservare ciò mi ha fatto sentire meno stupida quando anch'io nutro del risentimento verso le persone in generale.
La notte è rimasta a dormire da me, come ogni volta, LaMeg-BonnieAnne: soprattutto in questo periodo per me è un gran ristoro avere compagnia, soprattutto se buona come in questo caso, con cui dormire. Anche stamattina mi ha dato un bacino sulla guancia per salutarmi mentre io ancora dormivo.
Nel primo pomeriggio Marco è venuto a Firenze per andare finalmente dall'ottico e la cosa mi ha resa felice, anche se alla fine lui era un po' in crisi per via del prezzo fine degli occhiali; la crisi peggiore però l'ho affrontata tornando a casa: l'ex-fidanzato della mia coinquilina, come sospettavamo, è giunto alle nostre porte.
Abbiamo vissuto momenti di panico, ma credo che da ora in poi lei riuscirà a stare veramente meglio, o almeno lo spero tantissimo per lei, anche perché è stata forte.
Avrei voluto starle più vicino, ma lei ha preferito stare da sola o in compagnia di alcune sue amiche più strette: questa cosa mi ha un po' rattristato, ma in fondo non posso pretendere così spassionatamente la confidenza di una persona, cosa che per altro già mi da. Forse questo sentimento deriva dal fatto che semplicemente, come sempre, mi sento in colpa per non essere riuscita a fare abbastanza.
Ad ogni modo stasera sono andata al Lupo, dopo aver cenato con Marco e il Turo da me: uscire in questi giorni, sebbene il freddo glaciale m'inquieti, mi sta facendo stare meglio; un po' perché qui in casa c'è l'altra coinquilina malata e, sebbene stia cercando di prendermi cura di lei, temo fortemente il contagio che, ora come ora, probabilmente potrebbe portarmi senza scherzare al pronto soccorso; un po' perché, e questo riesce a inquietarmi ancora di più, in questi giorni quando sono sola non riesco proprio a mantenere la calma: anche stamattina alla posta stavo male, avevo la tachicardia, il mal di stomaco, non respiravo, e ormai non riesco più neanche a capire se siano problemi fisici veri e propri o difetti mentali a crearmi questi malesseri talvolta, ma penso che ormai le due cose si stiano equiparando.
Stare male fisicamente quando sono in compagnia di una o più persone non mi piace per niente come idea, ma almeno quando accade, e spero che accada sempre più raramente, so che è per certo un problema fisico vero e proprio, perché questi brutti malesseri creati dal mio autodistruttivo cervello invece mi avvampano puntualmente quando sono da sola o comunque non particolarmente presa da ciò che accade intorno.
E quindi boh, spero di riuscire a gestire al meglio la situazione.
Comunque al Lupo tutto è proceduto molto tranquillamente, anche se avrei voluto fare qualcosa di vero e proprio e al momento tutti i progetti che ho in mente sono in stand-by per molti motivi, ma mi impegnerò come posso per fare in modo che partano il più velocemente possibile.

La cosa che mi è più chiara al momento è che non mi piace per niente il fatto di avere, ormai, così tanta paura di restare da sola.





ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

venerdì 24 gennaio 2014

Quote LXXIII

"Lo sai che cosa vorrei?"
"Che cosa?" io gli domando.
 "Un giorno della mia infanzia."
"Non è difficile averlo."
"Metterci dentro la testa."
"Non è difficile," gli dico. "Lo vuoi?"
"Ma con una differenza."
 "Che differenza?"
 "Con la cosa tra me e lei."
"Come?" gli chiedo.
"La tua infanzia e questa cosa insieme?"
 "La mia infanzia e questa cosa insieme."
 "Ma non è reale."
"È due volte reale."
"Tu di allora?" gli dico. "E tu di ora?"
"Io nella mia infanzia," egli mi dice. "E nella mia infanzia anche lei. La cosa nostra in un giorno di allora."
"Ma tu," gli dico "non conosci lei bambina."
"Io conosco tutto di lei."
 "Tu eri in Sicilia e lei era in Lombardia."
"Io ero anche in California."
"Ma non vi siete mai incontrati, nella vostra infanzia."
"E non possiamo incontrarci ora?"
"Proviamo," gli dico. "Possiamo vedere."
"È per metterci la testa dentro," dice lui.
E. Vittorini
Uomini e no, XIX



ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

23/365


Day 23 of 365.

Grandi capolavori scomparsi per sempre (click!).

Dopo un risveglio decisamente rintronato e fastidioso, sono riuscita a fare qualche cosa di costruttivo; ho pranzato con Santina e, subito dopo, ho ricevuto l'inaspettata visita di Yuma: siamo rimaste un'ora  a parlare del più e del meno e, ho notato che, come sempre, per me è una situazione estremamente faticosa sostenere una conversazione serrata per più di un quarto d'ora, ma va bene, ce la posso fare.
Quando l'ho riaccompagnata al portone non ce l'ha proprio fatta a non menzionare l'argomento di cui si parla sempre alla fine, ovvero il suo rapporto con il Lupo, e, un po' ormai arresa alla situazione, mi ha detto che le interessa, per concludere, soprattutto di mantenere i contatti con me, che ha paura che io mi allontani a causa di questi disagi, e io l'ho chiaramente rassicurata sul fatto che ciò non accadrà.
Mi ha fatto piacere sentire queste parole, ma al contempo inquietudine: inquietudine perché dentro di me so che è un rapporto difficile da mantenere, per tanti motivi, tra i quali, molto banalmente, anche semplicemente le nostre vite che si svolgono su due binari ormai troppo lontani e che, quindi, difficilmente riusciremo a diventare davvero grandi amiche.

A pomeriggio inoltrato, invece, è venuta a trovarmi Ivien: tutte queste visite in una sola giornata mi ha fatto pensare al fatto che sono sul letto di morte e la gente viene a darmi l'estremo saluto XD
Sono stata contentissima del fatto che si sia proposta lei di venire a trovarmi, anche se ero qui a casa in pigiama, e mi ha anche portato in regalo un oggetto che desideravo da tanto tempo, e io non saprò mai come sdebitarmi, anche se mi impegnerò per farlo!
Siamo state insieme qualche ora, sostanzialmente a chiacchierare e, forse perché mi ero svegliata proprio rintronata, ho percepito molto meno il disagio che di solito mi attanaglia quando qualcuno a cui tengo mi viene a trovare e io non so bene come comportarmi o cosa fare.
Mi sono sentita decisamente più serena, anche se non del tutto sciolta, però potrebbe essere già un buon punto di partenza, o almeno mi piace pensarlo per incoraggiarmi!

Dopo cena ho trascorso un po' di tempo con Santina e ho notato come, tra l'altro, anche il rapporto con lei, che comunque è sempre stato molto tranquillo grazie anche al fatto che è la mia coinquilina, ultimamente si sia approfondito.
Sebbene siamo due persone profondamente diverse per carattere e interessi, quello che mi piace di lei è come sia piena di costanza e forza di volontà, e quando mi sento nervosa o in ansia, soprattutto durante i pasti, mi piace che lei sia vicina perché, basta un piccolo input, e lei mi racconta sempre un sacco di aneddoti divertenti su cose che le sono capitate in passato: ascoltarla raccontare queste piccolezze mi rilassa tantissimo e mi fa sentire serena.

Il link all'inizio di questo post ha un suo motivo di esistere: è un articolo che parla delle (forse) grandi opere di autori famosi, andate perdute.
Quando leggo cose di questo genere, mi sento sempre profondamente triste e sperduta, e non posso fare a meno di pensare che anche io un giorno sparirò.
Forse è per questo, non essendo in grado di fare niente di importante per il mondo, mi impegno così tanto a cercare di lasciare un buon ricordo di me nel prossimo.
A volte mi chiedo se il mio sia un sentimento egoistico e mi sento un po' in colpa; altre penso che, invece, non ci sia nulla di cattivo nel voler donare qualcosa che reputo bello a chi mi sta intorno, per fare in modo che conservi una buona sensazione o che, semplicemente, sorrida.

Mercoledì pomeriggio ho letto una cosa fatta da Marco e, al di là di tutte le emozioni provate, non avrei saputo sentirmi più concorde con i principi che l'hanno mossa di così: ho sempre desiderato fare qualcosa, che sia anche un foglio attaccato su un muro, affinché le piccole cose che scrivo vengano lette da qualcuno, ma non per desiderio di popolarità, ma soltanto, probabilmente, per la voglia di condividere che mi porto da sempre dentro, forse perché in realtà farlo, condividere ciò che provo, per me è una cosa così difficile.
Per cui mi sono sentita profondamente orgogliosa di quello che aveva fatto, di aver avuto la pazienza e la costanza e il coraggio, di creare quel file pdf, e le parole, ogni parole, che vi è al suo interno non potrebbe essere più bella di così.
Sono sicura che là fuori, anche solo in minima parte, qualcuno capirà cosa c'è "al di sotto della rilucente superficie del mare".
O almeno voglio sperarlo.



ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

giovedì 23 gennaio 2014

21-22/365


Day 21&22 of 365.

La giornata è trascorsa tranquillamente, a dispetto di quanto pensassi.
Nel primo pomeriggio, approfittando dell'ora diurna e dell'assenza delle mie coinquiline, mi sono esercitata per un'ora nel canto: sostanzialmente perché mi sono resa conto da un po' che non mi riesce più di prendere note che una volta prendevo e che, quando cantavo più spesso, avevo più fiato nella vita in generale.
Siccome da piccola mi hanno fatto venire in odio i classici solfeggi e siccome, in ogni caso, non ambisco a diventare una cantante, mi concentro nel modulare la voce spostandomi velocemente tra diversi toni e note, e nell'usare bene il fiato.
Con questa scusa, ho riascoltato un sacco di canzoni dei Negramaro, cosa che non facevo da tanto tempo.
Dopo questi esercizi mi sono sentita meglio sotto tanti punti di vista, così mi sono messa a leggere un libro, in attesa che si facesse l'ora per andarmi a preparare.

Ebbene sì, alla fine la sera del concerto è giunta: nonostante mi aspettassi, non lo so, tipo di implodere o esplodere, alla fine il mio disagio è stato moderato ed il concerto è stato veramente bello.
Ho preferito tenere per me tutti i pensieri - non proprio positivi - che stavo provando e, a parte il senso di colpa per non riuscire a lasciarmi andare alla musica, non è andata poi così male.
Ci siamo anche caricati in macchina uno sconosciuto-nerd dei Dream Theater che mi ha fatto sorridere di tenerezza!

Marco si è fermato a dormire da me e, abbracciati l'uno all'altro, entrambi siamo riusciti a dormire in modo decente.
Ieri avevamo in programma di andare a farci fare, finalmente, degli occhiali da vista per lui (cosa che se da un lato m'inquieta, dall'altro ritengo sia necessaria XD), ma abbiamo dovuto rimandare a Mercoledì prossimo in quanto l'addetto alle visite oculistiche non era disponibile.
Così abbiamo colto l'opportunità di fare la coppietta in un giorno infrasettimanale, evento più unico che raro, e siamo andati al cinema a vedere un film simpatico.

Sebbene la giornata avesse tutti i presupposti per trascorrere serenamente, dentro di me si sono agitate troppe masse, le solite che cerco sempre di tenere a bada, ma che prima o poi saltano fuori.
Nell'arco del pomeriggio e della serata, tranne per la durata del film, non ce l'ho proprio fatta ad essere serena, a parlare normalmente: in questo periodo ho avuto troppi stimoli emotivi e, anche se sto evitando, quando possibile, di riceverne ulteriori, so bene che prima o poi mi portano a crollare, cosa che puntualmente è accaduta.
Marco si è fermato un'ora in più del previsto per provare a rasserenarmi leggendo insieme l'ultima uscita di Rat-Man, e poi è andato al Lupo.

Io sono andata subito a letto, invece, mi sentivo come se avessi corso per chilometri e chilometri, eppure non sono riuscita a prendere sonno prima dell'una circa.
La notte è trascorsa in preda a sogni strani, continui risvegli, dolori articolari e alla testa, e alle 9 e mezza non ne potevo più neanche di stare sdraiata, così ho provato ad alzarmi, ma mi sentivo come si fosse passato di sopra un camion.

A volte penso che sia tutto un errore quello che sto facendo, che sia davvero insormontabile per me tutto questo.
Poi rifletto su ciò che mi sono promessa a Settembre, su ciò che mi attende se anche solamente dovessi pensare di lasciarmi andare e allora, ancora una volta, mi rialzo e provo a sorridere.

E' vero, basta un soffio per buttarmi giù.
Ma almeno ho imparato a reggermi in piedi, tra un soffio e l'altro.



ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

martedì 21 gennaio 2014

20/365


Day 20 of 365.

Dopo un leeento risveglio, mi sono appostata al pc per iniziare a sbrigare una delle mille cose in arretrato che devo fare.
In queste occasioni mi viene sempre in mente la frase di Seneca che recita "non è vero che abbiamo poco tempo: la verità è che ne perdiamo molto".

Subito dopo pranzo sono stata contattata dall'archeologo che doveva darmi il rimborso spese per gli scavi di Settembre: lo sapevo che mi avrebbe avvisata all'improvviso!
Così mi sono vestita piuttosto velocemente e sono andata in facoltà.
E' misterioso come, in pochi mesi, il mio modo di relazionarmi a quel luogo sia così mutato: mi spaventa.
Cammino a testa bassa per il timore di incrociare qualcuno che conosco, cioè l'idea di dover salutare qualcuno mi atterrisce. Della questione ho già parlato in passato, ma stavolta comprendo il perché: non è solo questione di timidezza, ma anche il fatto che ormai, chiunque potrebbe riconoscermi e salutarmi, è solo una persona che potrei definire, nel migliore dei casi, un "conoscente".
E io, veramente, odio salutare i conoscenti.
Ci sorridiamo, per gentilezza, per educazione, chiediamo come vanno le cose, come si sta, quanti esami mancano, chi si laurea e chi no, e poi vabbè, io non so mai come continuare il discorso, no, veramente, tra le tante ansie sociali che affronto giornalmente, questa mi sembra la mia più inutile da superare, e per ora ne faccio volentieri a meno.

In questi giorni mi arrivano messaggi privati su Facebook che mi avvisano che alcune ragazze, con cui circa due anni fa avevo stretto un buon rapporto, non dico d'amicizia, ma quantomeno tra "colleghe", si stanno per laureare: la cosa, in realtà, non mi mette neanche troppa ansia dal punto di vista "accademico" e ho dato ben volentieri la mia parte di soldi per l'acquisto del regalo.
Solo che rifletto sul fatto che anch'io un giorno, si spera, arriverò alla laurea e sono più che convinta che non ci sarà nessuno pronto ad organizzarmi una festa, o quelle stupide foto buffe attaccate in giro, o per comprarmi un regalino simbolico, proprio come è successo con la mia coinquilina.
E non è che la cosa mi dispiaccia perché non mi sentirò abbastanza festeggiata o non riceverò un regalo, affatto, perché se mai arriverò a quel giorno sarò già abbastanza orgogliosa di me stessa da non desiderare niente altro, ma mi fa sentire come quando andavo ancora al liceo e intorno a me vedevo le persone divertirsi, chi in un modo e chi in un altro, e io proprio non ce la facevo a sentirmi serena in quei contesti, e non capivo, non sono mai riuscita a capire perché non riuscivo a divertirmi come gli altri. E, oltre a sentirmi sola, percepivo dentro me questa sensazione quantomeno strana in cui comprendevo che stavo saltando qualcosa, che avevo sorpassato qualche passaggio della crescita, che ci sarebbe dovuta essere l'era della socialità e del divertimento spensierato anche per me, degli scherzi idioti, delle bombe d'acqua e dell'andare a mare tutti insieme, e dei motorini, e dei capodanni fuori e di tutte queste cosa da giovini, e invece no, per me non ci sono state, a volte perché mi sono state negate, ma soprattutto perché io non le ho volute, perché non mi interessavano, mi annoiavano o le trovavo oltremodo stupide.

E quindi, anche adesso, al pensiero che non ci sarà nessuno a fare queste cose "stupide" da laurea un po' mi intristisco, pensando che mi perderò anche questa, e stavolta non tanto perché non lo desideri, ma perché non sono brava e non ce la faccio, almeno per il momento, a gestire dei rapporti sociali così.
Ad ogni modo, è inutile pensare a queste cose, quando la questione più importante è che mi mancano 49829472397 esami e problemi da superare prima del gran giorno.

Fatto sta che, dopo aver attraversato i corridoi a sguardo basso, sono entrata in laboratorio.
Non busso mai prima di entrare lì dentro, cosa che ho visto fare a tutti gli altri studenti: quel posto lo sento ancora un po' mio, dopo tutte le ore passate davanti autocad o a siglare frammenti di vasi rotti.
Tutti mi hanno salutato e sorriso, tutti i ricercatori di archeologia medievale di Firenze sono sempre molto educati e gentili con gli studenti, e questa è una cosa che mi piace molto di loro.
Ho salutato con più enfasi un'archeologa che trovo molto simpatica e con cui ho fatto più di uno scavo, poi il ragazzo che aveva i miei soldi me li ha porti, e abbiamo scherzato per qualche breve minuto tutti insieme, e io, giuro, volevo solo scappare, mi sentivo troppo in imbarazzo, sebbene da parte loro avevo la massima gentilezza, e sorrisi incoraggianti, non so, forse conservano un buon ricordo di me sullo scavo, anche se praticamente a livello di prestazioni fisiche ho fatto schifo.
Con la scusa di andare a studiare mi sono defilata. Mi sarebbe piaciuto restare con loro e fare qualcosa, qualsiasi cosa, anche il maledetto autocad, ma mi sentivo così a disagio e avevo il batticuore e non ho saputo come affrontare la cosa.

Ho sbrigato altre commissioni in giro, e ciò mi ha aiutato a distrarmi, e poi sono tornata a casa.
Con le altre abbiamo deciso di guardare insieme La Spada nella Roccia, visto che una delle due non l'aveva mai visto per intero, ma non so, forse per la mancanza di una storia d'amore, forse per l'ansia pre-esame, non mi sembra le sia piaciuto molto.
Quando sono andate a dormire, io mi sono risistemata al computer e ho finalmente trovato il coraggio di scrivere per SeiAutori.
Sarei voluta andare a dormire subito dopo, ma in realtà mi sono fatta prendere da riflessioni, neanche negative, così ho fatto un po' più tardi.

Ho trovato un articolo sulle 10 costruzioni più alte di Firenze: dentro di me pensavo che sicuramente ai primi posti ci fosse qualche troiaio moderno, tipo l'orrorifico Palazzo di Giustizia, e invece, con gioia, ho scoperto che al primo posto c'è proprio lei, la Cupola di Brunelleschi, con 116 metri.
Mi sono fermata a pensare che mi piace che Firenze non abbia tutti questi palazzi alti, e che buona parte di quelli che ha sono retaggi medievali e rinascimentali.
E soprattutto, mi piace il fatto che la più alta costruzione sia proprio lei, la cupola del duomo, una di quelle cose che, quando ci passo davanti, ogni volta che ci passo davanti, mi fa pensare che se sta su lei, posso farcela anch'io.
E quindi lei è la più alta, e io sono felice, perché un giorno, dopo che mi sarò laureata almeno una volta, salirò quelle scale e potrò sorridere alla città dall'alto, più in alto di tutto, e quando quel momento arriverà spero di aver imparato a sorridere.


loss: http://seiautori.blogspot.it/2014/01/loss.html




ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

lunedì 20 gennaio 2014

17-18-19/365

Day 17&18&19 of 365.

Venerdì è stata una giornata strana: ho fatto cose che non facevo da tanto, e altre che non riesco a smettere di fare.
Innanzitutto, appena sveglia, ho parlato con la mia coinquilina cercando di spiegarle il perché in tutti questi mesi io non riesca a studiare: è vero, a volte sono una persona molto pigra, ma non mi andava più bene che lei pensasse che il motivo fosse solo quello.
Così mi sono aperta e le ho detto un po' di quello che penso, anche se non sono stata capace di abbandonare un tono "sdrammatizzante".
Alla fine lei mi ha detto una cosa che già sapevo, ma che mi ha fatto piacere risentire dalla sua bocca: "Ti fai troppi problemi. O meglio, ce ne sono tanti di problemi, ma tu ti stai accollando i problemi di un'intera generazioni, i problemi del mondo e non sei Dio, non puoi farlo. Anch'io a volte mi prendo d'ansia e penso a tutte le cose che devo ancora fare e che non riesco a fare nell'immediato, ma cerco sempre di scacciare questi pensieri e mi concentro, invece, sulla cosa che sto facendo. Datti degli obiettivi, piccoli e arrivaci, e poi vai da obiettivo a obiettivo; affronta un solo problema per volta perché non ce la puoi fare ad affrontarli tutti insieme."
Le sue parole sono molto giuste e probabilmente anche molto adatte alla mia situazione, ma è vero che a volte non sono proprio in grado, non mi sento più in grado come una volta, di pormi dei piccoli obiettivi, di affrontare un problema alla volta. Ce ne sono troppi, al di là di quelli generazionali e mondiali.
E' tutto un marasma qui dentro e a volte trascorro intere giornate semplicemente a riflettere su cosa mi sta accadendo per cercare di separare una cosa dall'altra per poter affrontare ciò che mi sconvolge o mi inquieta.
Quindi sì, sicuramente la strada da percorrere è quella, ma mi sento ancora piuttosto lontana dall'arrivo, anche se sicuramente più vicina rispetto ai brutti mesi passati.

Così, visto che lei nel pomeriggio avrebbe studiato a casa, ho preso uno dei miei mille libri da studiare per l'esame di Storia Medievale e l'ho aperto, a cuor leggero e qualcosina sono riuscita a fare, anche se molto poco, ad ogni modo è un inizio: credo di aver acquisito una splendida ansia da prestazione nei confronti dello studio universitario.
Non ansia da prestazione nei confronti di un esame, cosa che non ho mai avuto e che tuttavia sarebbe più umano avere, ma proprio dello studio di per sé: io guardo un libro ed è come se non mi sentissi pronta o in grado di ricevere le preziose informazioni che contiene.
A distrarmi da questo tentativo di studio ci sono stati i miei tipici malesseri mentali che, veramente, ad un certo punto non so più come affrontare.
Ne ho parlato con la persona che mi è più vicina, ma non è servito a moltissimo, almeno per me, certo mi ha alleggerito un po', però, ecco, ora ci risiamo, ho pensato. Così ho pensato di parlare anche di questo con la mia coinquilina, che era accanto a me a studiare Geometria, e lei mi ha detto che ci sono problemi molto più importanti su cui perdere tempo: per dio, questo lo so! E' proprio per questo che m'innervosisco quando mi accade!
Poi, quando abbiamo concluso che, in effetti, il momento in cui sono veramente incazzata o delusa o inquieta per tali tipi di accadimenti è la prima mezz'ora, lei mi ha detto che è normale, che l'importante è non rimanere eccessivamente alterati per chissà quanto tempo.
Certo, è vero, i nervi possono saltare a tutti, per quella mezz'ora quando succede qualcosa che non ci piace, ma a me non va di perdere le staffe per inezie di questo genere, e so che tutto dipende da me, che le persone coinvolte non possono farci niente, ma non so più come gestire questo malessere tanto più che sono la prima a provare a scacciarlo dalla mia mente, ma inevitabilmente, a volte, mi torna in mente anche nei giorni successivi, seppur ad intensità più bassa.
E insomma, boh. Alla fine finisco per trattare freddamente chi mi sta intorno perché mi sento troppo presa male e non mi piace neanche questo, ma non ce la faccio, a volte è veramente più forte di me. Vorrei non essere così suscettibile.
Lavoro anche su questo, ma è una cosa così intensamente radicata nel mio essere che è difficilissimo estirpare o lenire.

A volte mi fermo a riflettere che, essendo io una persona eccessivamente malinconica, ogni volta che sto vivendo un momento sereno o felice, ogni volta, anche solo per un istante, mi accade sempre di pensare: "come sono felice adesso. questo momento passerà e lascerà dentro di me una profonda impronta. questo momento passerà e chissà se sarò ancora felice come lo sono ora. forse tra tanti anni starò ripensando con malinconia a questo momento, perché mi mancherà essere felice".
Cosa che, da un lato mi permette di cogliere l'importanza delle cose, ma dall'altro mi rendo conto che mi rendi sostanzialmente una persona "pesante", anche se non comunico praticamente mai questo mio genere di pensieri al prossimo.
Ad ogni modo, riflettendo su questa mia tendenza, ho pensato che così come i momenti felici passano, anche quelli di angustia se ne vanno, sebbene sia proprio dell'essere umano conservare con più vigore i momenti di dolore (una sorta di ancora all'istinto di sopravvivenza primordiale che tutti noi abbiamo). Per cui, magari, arriverà al giorno in cui sarò riuscita a superare tutto questo, tutti i miei malesseri fisici e mentali, in cui tutti i miei sforzi saranno ripagati, in cui potrò guardare le persone intorno a me senza sentirmi a disagio, senza vergognarmi di me stessa e in cui potrò rapportarmi anche con le persone che poco mi piacciono senza diventare isterica e lasciarmi distrarre troppo da cose che reputo, a livello logico, stupide.

Venerdì sera è venuto Marco a casa mia e mi ha portato dei fiori: vedendoli mi sono sentita meglio e l'angustia che mi attanagliava si è allontanata per un po'.
Abbiamo finalmente attaccato la bacheca che mi aveva regalato Ivien per Natale e costruito un fantasma per fare uno scherzo all'altra coinquilina!
Sabato mattina lei è uscita dalla stanza e si è ritrova questo mostro fuori dalla sua porta: ha urlato in preda al panico, l'ha spinto via e si è chiusa in camera! XDDD
Credo che anche questi, seppur siano momenti spiritosi, rientrino nella categoria "cose che in futuro mi mancheranno".

Sabato pomeriggio ho deciso di non andare agli allenamenti per tanti motivi: non mi sentivo al massimo fisicamente, avevo molte cose a fare a casa e non mi sentivo serena mentalmente per quello che era successo il giorno prima. Che poi non incontrare la gente quando mi sento male per motivi così "superflui" mi fa sentire ancora più stupida, ma sto cercando di imparare a riconoscere i miei limiti, per quanto anche questo, a causa del mio orgoglio, sia una cosa difficile da praticare; e i miei limiti consistono anche nel non riuscire a rapportarsi per bene al prossimo quando mi sento in un determinato modo.
E' vero che la maggior parte delle volte cerco di sforzarmi e costringermi lo stesso ad avere interazioni sociali, ma sabato proprio non ce la facevo, mi veniva la nausea solo a pensarci e, in realtà, mi sono sentita un pochino meglio anche a trascorrere il pomeriggio da sola a cercare di recuperare un po' di fiducia in me stessa, visto che oltretutto non stavo benissimo neanche fisicamente.

Marco, ad ogni modo, è tornato presto dagli allenamenti, così abbiamo finito di vedere il film iniziato la sera prima - e su cui si era abbioccato - ed è stato molto bello: The Sky Crawlers. E' uno di quei film che ti lascia dentro una sensazione di smarrimento, unita alla piacevolezza di aver visto qualcosa di interessante.

Domenica abbiamo dormito fino a tardi e ne sono stata felice visto che anche lui è riuscito a recuperare diverse ore di sonno che gli mancavano; abbiamo pranzato e sistemato le nostre cose con calma e poi siamo andati a Squirico, dove ci attendeva una luuunga sessione di The Seed domenicale!
Mi è piaciuto tanto giocare così a lungo, anche se non è stata una sessione con della vera e propria azione, cosa per cui altri giocatori si stavano annoiando: io non la penso così perché è stata molto bella, intensa ed interessante come giocata!

Stanotte si è fermata a dormire di nuovo Meg da me - cosa di cui mi ero scordata - e ne sono stata felice perché ogni volta che mi ritrovo a dormire da sola dopo aver passato 2 notti con Marco, mi sento davvero sperduta e fatico a prendere sonno, mentre con lei accanto è stato più facile e bello.
Stamattina, visto che lei si alza presto per andare a lavoro, prima di andar via mi ha dato un bacio sulla guancia e mi ha ringraziato, rimboccandomi le coperte.
Se non fossi stata così rimbambita dal sonno probabilmente mi sarei messa a piangere.





ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

venerdì 17 gennaio 2014

14-15-16/365

Day 14&15&16/365

Alla fine Lunedì sera sono stata ancora male, anche se poi mi sono fermata a chiacchierare per due ore con le mie coinquiline e sono stata meglio: è una cosa che, al contrario di quanto possa sembrare, non accade molto spesso perché abbiamo tutte orari, abitudini e impegni diversi e, anche se siamo tre persone sostanzialmente molto dissimili, stare in compagnia a distrarsi per qualche ora fa sentire serene per un po'.

Il giorno dopo ho deciso che avrei dedicato la giornata alla cura, stavolta, del mio corpo: tutti mi dicono che prendersi cura di sé, anche con piccole cose tipo una maschera per il viso, fa stare meglio lo spirito. Io di tanto in tanto ci provo, ma sono quasi sempre più spinta dal dovere verso la mia pelle malconcia. Chissà, magari un giorno riuscirò a godermi anche questi momenti.

La giocata di The Seed è stata interessante ed ero contenta perché per la prima volta giocavamo dentro casa di Ishvara, anziché nello scantinato! Eravamo in una cucina e si stava tutti più caldi e poi a zonzo c'era anche il suo splendido gatto nero e morbido.
Anche Martedì notte Bonnie-Meg si è fermata a dormire da me per andare a lavoro il giorno dopo: non ce l'ho proprio fatta a svegliarmi presto per accompagnarla alla fermata, però lei è stata gentilissima e mi ha ringraziato quando stava per andare via ed io ero ancora a letto. Mi sono sentita un po' in colpa.

Quando mi sono svegliata in maniera ufficiale ho scoperto di aver ricevuto degli sms dal Turo-Seth che mi chiedevano ospitalità a Firenze per studiare a casa mia visto che a Morgagni c'era il putiferio, così l'ho inviato a pranzo e nel pomeriggio, avendo io delle beghe da sbrigare in centro, l'ho lasciato a studiare in Brunelleschi.
Mentre mi affaccendavo mi sono ritrovata nel sottopassaggio di Santa Maria Novella in cui un ragazzo suonava un flauto stonando un po' la melodia, ma era comunque un suono piacevole e rasserenante. Mi sono sempre chiesta il perché di tante persone tipo Gigi D'Alessio siano famosi e pieni di soldi, mentre tante altre piene di talento siano a chiedere l'elemosina.
Un'altra cosa che mi rattrista profondamente è il fatto che sia vietato loro, ai musicisti di strada, suonare per strada senza determinati permessi - disturbo alla quiete pubblica - dicono.
Ma se sono bravi, perché dovrebbero disturbarti? Non è molto peggio tutto l'inquinamento acustico dei clacson?
Mi fa rabbrividire il pensiero che esista questo mondo in cui ormai è vietato anche chiedere l'elemosina.

E' vero, alcuni mendicanti sono falsi, imbroglioni, ti si attaccano, ti inseguono e stressano, ma altri no.
I musicisti stanno seduti in un angolo a fare quello che sanno fare meglio: suonare, cantare, con un cappello, o una ciotola, o la custodia malridotta del loro strumento a raccogliere qualche spicciolo, senza neanche chiederlo il più delle volte in verità. Loro suonano e chi vuole lascia qualcosa.
Ma no, è vietato, è vietato suonare, è vietato cantare, è vietato esprimersi, è vietato cercare di sopravvivere facendo ciò per cui si è nati.

Mentre percorrevo la galleria sotterranea di negozietti, e ormai il suo flauto era lontano, le luci mi hanno distratto da tutti questi pensieri, lasciandomi però una sensazione cupa di insoddisfazione.
Giunta all'imboccatura delle scale mobili noto che la signora davanti a me sta canticchiando tra sé e sé un motivetto: lo stesso che il musicista stava suonando diversi metri prima.
Senza neanche avere il tempo di pensare al perché, ho sorriso e mi sono sentita meglio.

Alla fine Seth si è fermato anche a cena e, anche se in alcuni momenti mi sentivo un po' in imbarazzo, alla fine la maggior parte del tempo mi sono sentita a mio agio e abbiamo parlato di svariate cose.
Dopo cena Marco ci è venuto a prendere per andare agli allenamenti e qualcosa mi doveva preannunciare che non sarebbe stata una serata particolarmente divertente: prove per una festa (poco)medievale con registi pressanti.
In effetti personalmente sono riuscita a scansarmela, insieme alle altre ragazze, con la scusa che dovevo cucire, ma il dramma si è compiuto proprio in quel contesto: con una serie di sfortunati eventi siamo riuscite a svitare e a perdere una vite della macchina da cucire del Tesoriere XDDD

Quiiindi dovrò ricomprarla e ripararla al più presto! E poi forse, prima o poi, riuscirò con l'aiuto di chi sa usare quell'arnese infernale, a ricucire il mio mantello XD
Tornata a casa ho passato un po' di tempo con le mie coinquiline, entrambe afflitte da tristi problemi e, anche se le mie parole probabilmente hanno poco peso, spero di riuscire a fare qualcosa, anche nei prossimi giorni, per tirarle su.

Ieri come giornata è stata abbastanza insulsa... Ho fatto un lungo sogno inquietantissimo che mi ha lasciato rintronata per buona parte della giornata e alla fine non sono riuscita a fare praticamente nulla di ciò che volevo, complice anche il fatto che nel primo pomeriggio è arrivata finalmente le mega-valigia materna e quindi mi sono dovuta mettere a sistemare ogni bene.
In serata, però, ho guardato La Sirenetta con Santina e ci siamo rilassate, anche se nessuna delle due - correndo l'ora l'una passata - poi aveva voglia di andare a dormire!

Ho preso sonno parecchio tardi e mi sono svegliata relativamente presto, però almeno in quelle ore ho dormito come un sasso, fortunatamente, visto che già devo tollerare il mal di pancia q__q




ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

lunedì 13 gennaio 2014

9-10-11-12-13/365

Day 9&10&11&12&13 of 365.



Dopo aver dormito in maniera decente, mi sono in effetti sentita più serena verso il mondo, tanto da iniziare ad organizzare le attività dei giorni seguenti: il pensiero della ripresa della vita sociale, unito allo scombussolamento del viaggio, probabilmente ha innestato in me, come sempre inconsciamente per quanto io mi sforzi di controllare il tutto, la mia cara sindrome-da-autodistruzione.
Ho provato a distrarmi tingendomi i capelli e facendo yoga, che non facevo da un sacco di tempo, e un po' la cosa mi ha aiutato, anche se in questi giorni comunque i dolori vanno e vengono.

Al contempo, però, Giovedì sera sono stata felice di tornare, finalmente, a giocare The Seed, e sebbene non sia stata una giocata particolarmente carica di emotività, è stata interessante e mi ha fatto scoprire molte cose nuove sui nostri personaggi.

Quella notte ha dormito a casa mia LaMeg: il giorno dopo aveva un colloquio di lavoro a Firenze! Alla fine Venerdì mattina sono uscita presto con lei e, mentre lei si sbrigava, io ho fatto un po' di parco-sano shopping con Ivien. Il suo colloquio è andato bene e io ne sono molto felice, sebbene sia un contratto che le durerà veramente poco, almeno per quel periodo possiamo stare tranquilli che non emigri a Londra, che verrà quasi sempre a giocare e che potrò vederla molto più spesso!

La sera sono andata al cinema con Marco a vedere, per la mia gioia, Capitan Harlock in 3D! E' stato fiiichissimooo *____*

Siamo andati a dormire tardi, ma io avevo la consapevolezza che il giorno dopo sarebbe iniziato il "classico fine settimana di quando sto qui", ovvero Lupo Rosso e domenica con Marco, quindi da un lato mi sono sentita contenta e dall'altro, chiaramente, in ansia, ma niente di pericoloso, anzi è stato molto affrontabile (almeno a livello conscio!).

Quando mi sono svegliata ho preparato la colazione a Marco, ho fatto una torta al cioccolato per Zio Requiem e ho preparato il pranzo, e poi siamo andati al Lupo dove personalmente ho trascorso il pomeriggio abbracciando le persone e svagandomi.
Verso le 11 ci siamo cambiati per andare a fare la serata (o meglio, la nottata) all'Exensia (non sono neanche sicura si scriva così XD), locale disco-dark (sì, esistono cose del genere!) in cui ci hanno ingaggiato per fare dei combattimenti durante una specie di party MOLTO-pseudo-fantasy.
Il tutto è stato abbastanza imbarazzante e delirante: le condizioni di sicurezza dei combattimenti erano molto precarie, il pubblico era molto fatto (e A DIR POCO ambiguo) e io mi sentivo abbastanza confusa, ma ad ogni modo è filato tutto liscio e, nella speranza che il gruppo non venga chiamato per altri ingaggi del genere XD, siamo andati a dormire alle 6.

Durante le mie 4 ore e mezzo di sonno (perché io e Marco ci siamo poi svegliati alle 10 e mezza per andare a pranzo dallo Zio) ho sognato solo ed esclusivamente CULI (per quanti ne avevo visti la sera precedente, ma in fondo almeno mi hanno preservato da sogni ansiosi! XD) e, ripensando a questa cosa bislacca, mi sono vestita e siamo andati sulla collina di Requiem: abbiamo pranzato tutti insieme e poi siamo andati in visita allo splendido Museo di Cerreto Guidi.
Anche se ero stordita dal sonno, è stata un bella giornata, l'unica cosa che un po' mi pesa e che continuo ad avere dolori abbastanza fastidiosi di tanto in tanto e boh, mi piacerebbe smettessero, ecco.

Per la quantità di sonno accumulato sono andata a letto alle 11 MENO 10 (non so neanche io da quanto tempo non accadeva una cosa del genere!) e ho dormito per ben 12 ore: ci sono stati sogni un po' inquieti, come quasi sempre, ma nulla di particolarmente rilevante, mi sono svegliata abbastanza riposata =3

Proprio per questo ho deciso che avrei dedicato la giornata a iniziare a sbrigare varie faccende in arretrato: sono andata alla posta, a fare la spesa, ho fatto qualcosina al pc, le pulizie e ho messo in ordine la camera!

Nel frattempo mi ha contattato Vale-Ivien, dicendomi che oggi si sentiva un po' sclerata e voleva stare in compagnia, così le ho proposto di venire qui: mi sono sentita molto contenta del fatto che lei, sentendosi non di ottimo umore, avesse proprio deciso di contattare me! Siamo state un po' insieme, abbiamo chiacchierato, sistemato vestiti medievali e cucinato dei dolcetti, ed è andata via verso le 20.

Ora come ora, in realtà, non mi sento molto bene, per cui ho raccolto i panni asciutti e steso quelli bagnati: i gesti comuni, calmi, ripetitivi, che normalmente posso anche trovare noiosi, mi rassicurano un sacco e mi aiutano un pochino a gestire il batticuore.


Ormai è da un po' di tempo che rifletto su una cosa: una volta ero convinta che fossi destinata a restare da sola, anche se ogni volta che riuscivo a tenermi vicino un "amico" per diverso tempo mi sentivo felice; sapere di poter contare sempre su qualcuno, di poter raccontare tutto ciò che si prova, è una cosa bellissima, che probabilmente anch'io, in passato, ho sottovalutato; ad un certo punto ho iniziato ad ammettere che l'uomo fosse un "animale sociale" e che, quindi, fosse "costretto" a relazionarsi con qualcuno, per forza, eppure dentro di me continuavo ad inseguire una sorta di sogno in cui io ero libera, non dipendevo da nessun affetto, stavo sola ed ero serena.
Non so bene se sia il passare degli anni e la maturazione di una coscienza, o i vari distacchi che ho subito, o semplicemente l'accettazione del fatto che tutte queste mie vecchie teorie probabilmente erano solo un modo per giustificare la mia ansia - allora solo crisalide - sociale. Ciò che è certo è che adesso quando so di dovermi rapportare con qualcuno, con qualcuno solo io e l'altra persona, e questa persona mi sta simpatica, e a questa persona voglio del bene, e desidererei tanto diventare amica di questa persona, vado nel panico.
Sono molto felice di stare avendo le occasioni per trascorrere del tempo con alcune di queste, ma, al contempo, non so mai bene cosa fare, cosa dire, ho paura di annoiarle, ho paura di non trovare un argomento di conversazione, io non sono abituata a parlare tanto, soprattutto quando siamo qui in casa, cosa potrei fargli fare, cosa potrei organizzare, e così via, non lo so.
Riflettendoci logicamente comprendo che la risposta sia "sii te stessa, comportati naturalmente", ma credo di aver ormai dimenticato come si fa ad essere del tutto naturali, come si fa a sentirsi del tutto a proprio agio, anche se sto lavorando per riacquisire queste conoscenze.
Nel frattempo, però, cerco di capire quali siano i miei errori "sociali" e, contemporaneamente per quanto sia difficile, di godermi i momenti trascorsi insieme a queste persone.


PS. Un'altra cosa che mi piace ricordare è che il 12 Gennaio si è festeggiato il primo anniversario del blog SeiAutori (seiautori.blogspot.it/), la qual cosa mi rende felice ed orgogliosa, degli altri membri, ma anche di me (evento più unico che raro!). (=





ArHaL
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giovedì 9 gennaio 2014

7-8/365

Day 7&8 of 365.

Ho fatto una sequela di sogni a modesto quantitativo di ansia, per cui il mio sonno è stato decisamente agitato, ma in fondo ho vissuto di peggio.
Alla fine, però, quando la sveglia ha suonato alle 9 e mezza, mi sono sentita come se qualcuno mi avesse tirato un cazzottone su entrambi gli occhi. Così ho chiamato mia madre le ho chiesto di sbrigare lei le faccende incombenti che richiedevano un minimo di lucidità.
Da un lato mi sono sentita in colpa, ma dall'altro devo iniziare ad apprendere la nobile arte del "delegare", perché con i miei istinti di "faccio tutto io perché poi se lo fa qualcun altro non viene bene" mi sto lentamente consumando.
E in effetti non è andata male.

Nel pomeriggio ho avuto modo di trascorrere un altro po' di tempo con Clelia in un negozio cinesazzo pieno di cose mirabolanti: abbiamo acquistato una cuccia morbidissima per i gatti e loro hanno decisamente gradito (=

Dopo cena ho trascorso un po' di tempo con i miei, o almeno ci ho provato visto che era l'ultima sera insieme, prima che mia madre si addormentasse come sempre sul divano e che mio padre si eclissasse al computer.

Ho finito inevitabilmente per prendere sonno alle 3 per preparare tutti i bagagli, ma poi mi sono misteriosamente svegliata prima delle 7 del mattino.
Sono passata a salutare la nonna e mamma mi ha accompagnato in stazione: credo che per lo stress accumulato e perché si sentiva triste per la mia partenza i suoi nervi non hanno retto ed è sclerata.
Abbiamo litigato, mentre aspettavo il treno, ma poi mi sono sentita meglio e ci siamo salutate serenamente.

Queste vacanze di Natale sono trascorse lentamente e, al contempo, velocemente: forse per la prima volta ho avuto la sensazione di essere rimasta a casa il giusto tempo.

Tutti i miei piani della serata sono saltati in quanto il treno per Roma ha fatto 137 minuti di ritardo, minuti in cui ho assistito a scleri da parte degli altri passeggeri inimmaginabili.
Alla fine, però, dopo tutti quei disagi, sono arrivata sana e salva e ho trovato Marco ad aspettarmi alla stazione e il solo vederlo mi ha fatto sentire serena.

Ho deciso che sarei andata subito a salutare quelli del Lupo che come ogni mercoledì erano in sede: un po' perché ci tenevo a fare almeno questa cosa visto che tutti gli altri piani erano saltati, un po' perché avevo promesso allo Zio che sarei passata, un po' perché non mi sentivo al massimo, mi sentivo stanca, con i pidocchi in testa presi sull'Intercity e pensavo che mi sarei sentita a disagio in mezzo ad altre persone.
E così ho deciso di farlo e basta. Un po' a disagio mi ci sono sentita, ma niente in confronto ad altri momenti, e anzi sono stata felicissima, come prevedevo, di rivedere quasi tutti e riabbracciarli e passare un po' di tempo con loro.
Avrei voluto mettermi a piangere perché mi erano mancati, ma non l'ho fatto perché mi sentivo troppo serena anche per quello.
Il che è un bene: per una rara volta posso ringraziare la mia emotività.

Tornata a casa a mezzanotte passata ho trovato una delle mie coinquiline affebbrate e mentre tutte ci siamo raccontate le nostre -  non tanto belle - vacanze natalizie, ho disfatto i bagagli e, finalmente, sono andata a recuperare delle meritate ore di sonno!




ArHaL
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martedì 7 gennaio 2014

6/365

Day 6 of 365.

Ieri notte ho resistito alla tentazione di guarda Il Settimo Sigillo fino alle 4 e mezza e sono riuscita a prendere sonno per le 3, così ho potuto alzarmi, con molto impegno, al suono della sveglia (alle 11 XD).
Mi sono sentita contenta di appurare che la Befana fosse arrivata anche quest'anno: è sempre una cosa che mi ha intenerito trovare qualcosa per me, anche una cosa piccola, la mattina dell'Epifania, ma quest'anno non ci pensavo neanche, ormai aveva come perso il suo significato, eppure mia madre mi ha fatto trovare un regalo per me. Ho trascorso la mattina con lei in giro e poi sono andata a trovare la nonna e la zia ammalate.

Nel pomeriggio è successo: sono andata al funerale. Non c'erano tanti compagni di classe e parlare con alcune persone che praticamente non vedevo dal giorno del diploma mi ha dato una sensazione molto strana: da un lato mi sentivo a disagio, dall'altro era come se non fosse passato neanche un giorno.
Sempre i soliti pettegolezzi, i solti ricordi sui professori, le solite battute, anche se il clima non era dei più allegri... Quello che mi hanno lasciato i discorsi con loro è che molte cose sono rimaste le stesse, ma altre sono cambiate, tendenzialmente in peggio.
Abbiamo tutti 23 anni e di tutte le persone con cui ho parlato oggi non ce n'è una a cui vada tutto bene: ok, abbiamo ancora molto tempo di fronte a noi, ma cosa è accaduto alla nostra generazione?
Tutti, chi più chi meno, hanno (o conoscono persone - giovani - che hanno) malattie di vario genere, per la maggior parte di origine nervosa o ansiosa.
Cos'è, il nostro liceo classico ci ha prosciugato la voglia di vivere?
La terra in cui viviamo è così piena di detriti tossici sparpagliati un po' ovunque che ha iniziato (per modo di dire) a procurare i danni che tutti si aspettavano?
La nostra generazione è davvero quella che sopporta più peso di tutte, sociale, economico, emozionale?
Sinceramente non mi sento di escludere nessuna di queste ipotesi, comunque la trovo in ogni caso una cosa triste e scoraggiante.
Triste come mi sono sentita quando ho visto la bara del padre del mio "amico" e il suo volto lì vicino avanzare verso la chiesta: la fronte forzatamente spianata, i muscoli della mascella tesi e contratti, propri di una persona che si sforza di mantenere la stessa espressione facciale neutra.
Perché lui è sempre stato così: forte, robusto, fiero. E lo so che mai si sarebbe concesso di piangere in pubblico, seppur al funerale di suo padre.
Era lì, che teneva sottobraccio sua madre e la sorreggeva, mentre lui procedeva a spalle dritte e testa alta, ma non proprie di chi è strafottente, ma di chi è solamente molto serio e compito in ciò che sta facendo.
Mi è venuto da piangere, così come mi è venuto da piangere quando è stato il mio turno di stringergli la mano e invece di guardarlo in faccia, prendere quella mano che mi tendeva e sussurrare un "condoglianze", io mi sono lanciata su di lui e l'ho stretto, l'ho stretto più forte che potevo, per quanto le sue spalle enormi e rigide me lo consentissero, l'ho stretto a lungo, anche che dopo lui mi aveva sussurrato un "grazie" con quel tono di circostanza, di dovere, da automa così come li ha sussurrati mia madre il giorno del funerale di mio nonno.
Quel tono di quando non puoi esprimere il tuo dolore perché comunque nessuno lo potrebbe comprendere e sei anche stanco delle pacche sulle spalle e della gente che piange con te, quel tono di chi vuole fare quello che deve fare per poi tornarsene a casa propria e vivere il suo dolore da solo, in pace.
Ho quasi la certezza che lui non abbia potuto percepire quello che gli ho voluto esprimere con quell'abbraccio lungo, ma inevitabilmente breve: ti voglio bene, sii forte, mi manchi, abbi cura di te, ce la farai.
Parole che in fondo avrei anche potuto dirgli, che potrei anche dirgli, ma che peserebbero come gli altri "condoglianze" e gli altri "mi dispiace, ti sono vicino" perché "quando il dolore è più grande, poi non senti più". Non ora che soffre così tanto, né domani quando tutto sarà più sopportabile, perché ormai siamo distanti anni luce, perché i miei tentativi di riavvicinarlo negli anni li ho fatti e non sono serviti.
E adesso lui soffre indicibilmente e io non posso fare niente, niente che non sia stato un abbraccio in chiesa, un abbraccio fra mille ricevuti.

Dopo il funerale sono addirittura andata a sedermi in un bar in piazza con Linda e un'altra nostra compagna di classe: c'erano diverse persone che conoscevo e, nonostante io non mi sentissi particolarmente a disagio per la mia media, non sono riuscita a salutarli.
Alla fine la gente pensa sempre che io non voglia la loro amicizia, anche se in alcuni casi è vero, che io sia snob, o molte altre cose del genere, quando in realtà non riesco neanche a guardarli in faccia semplicemente perché mi vergogno tantissimo.
Oggi in realtà non so neanche bene di cosa mi vergognassi, ma d'istino ho chinato la testa e non ho salutato nessuno.
Per diverso tempo sono quasi andata fiera di questa cosa, "io non saluto perché non mi piace" o altre cazzate del genere; in un altro periodo la cosa si era attenuata, mi ricordo di volte che sono uscita ed ero io a fermare le persone per strada sorridendo per salutarle, ma ora boh.
Ora sono abituata a Firenze dove la città è enorme, le persone sono tante e sempre diverse e io non conosco quasi nessuno e cammino tranquillamente senza dover pensare di incontrare qualcuno che conosco.
Qui a Palmi ormai non esco più (non che sia mai uscita così tanto) perché poi so che incontrerò gente che mi saluta anche se siamo solo conoscenti, o che pretendono che io le saluti perché sennò "pare male", che ti fermano e ti chiedono "come va?", "come stai a Firenze?", "come procedono gli studi?", "e il fidanzato ce l'hai?", "fa freddo là, eh?", e ma anche basta che cazzo, io odio tutto questo, odio le chiacchiere di convenienza, le odio e le trovo inutili, superficiali e stressanti, sì, le trovo stressanti.
E in più, soprattutto quando si tratta di ragazzi - ma non di rado mi accade anche con le ragazze -, non riesco a guardarli in faccia, mi vergogno tantissimo e non voglio salutare nessuno.
Tutto questo ha un senso?
Non lo so, ma so che non sono altezzosa: sono timida e ho paura di non essere capita.
Perché raramente sono stata capita, in questo cazzo di Palmi (e anche fuori).
Perché se voglio parlare di altro che non sia che clima ci sia a Firenze, quanti esami mi mancano, quanti anni ha il mio fidanzato, oppure di cosa abbia fatto chi però non lo sa nessuno, gli altri mi guardano stralunati e poi cambiano discorso.
Ci sono cose migliori al mondo, gente. O quantomeno più profonde. O sensate.

Perché poi si muore e che ci rimane?
Un pugno di chiacchiere e di pettegolezzi.





ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

lunedì 6 gennaio 2014

5/365

Day 5 of 365.

Alla fine ieri ho preso sonno alle 4 e mezza passate, però almeno sono stata in chat-compagnia di Valentina: sono stata un sacco contenta di sentirla così affettuosa, però ormai mi sono abituata a non "illudermi" troppo... Sto cercando di prendere le relazioni sociali con più tranquillità perché altrimenti mi attacco troppo alle persone troppo prematuramente, oppure mi comporto in maniere socialmente strana, o cose simili, insomma tutti atteggiamenti che per il mio bene è buono smettere di perpetrare.
Anche se vorrei tanto essere sua amica.

Inevitabilmente poi mi sono svegliata tardissimo e ho trovato la madre a fare 3 dolci diversi, così, a caso, in preda a raptus cuciniferi.
Ho trascorso il pomeriggio tranquillamente, guardando un documentario interessantissimo sulla storia della magia illusionistica e parlando un sacco al telefono con Marco, cosa che mi ha reso veramente felice e che mi ha tranquillizzata.

Un po' prima di cena è venuta Linda a trovarci: non la vedevo da questa estate e da come è trascorsa la serata è stato palese, anche se lo sapevo già, che anche lei ha trascorso dei mesi gravosi e tristi.
Mi dispiace così tanto, ma non so cosa fare: non abbiamo avuto neanche modo di parlare per bene.
Ho appreso, inoltre, che è morto il padre di un mio ex-compagno di classe, un ragazzo a cui ho voluto molto bene e che per un periodo della sua vita mi aveva definito "la sua migliore amica".
Sono molto triste per lui, anche se ormai non abbiamo più alcun rapporto. Gli voglio ancora bene, ma dopo anni trascorsi a il suo allontanamento immotivato non gli sono più così legata, e mi dispiace molto anche per questo.
Domani andrò al funerale: rivedrò lui, in un contesto terribile, rivedrò tante altre persone, rivedrò la mia vecchia classe probabilmente, e ciò non mi spaventa più neanche come tempo fa, anche se non mi sento in perfetta forma fisica, non temo più quelle persone dotate di poco intelletto perché ormai ho visto cose ben peggiori.

L'ultima, ed unica, volta a cui sono andata ad un funerale è stato quello di mio nonno.




ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

domenica 5 gennaio 2014

4/365

Day 4 of 365.

"Non ci sono anime oneste, laggiù, che mi vogliono bene?
Venite…
Ho un guanciale sulla bocca, non mi sentono, sono fantasmi.
E poi, nessuno pensa mai agli altri.
Che nessuno si avvicini.
Io puzzo di bruciaticcio, di sicuro.

Innumerevoli sono le allucinazioni.
E’ proprio quel che ho sempre avuto: niente più fede nella storia, l’oblio dei princìpi.
Me ne starò zitto: poeti e visionari sarebbero gelosi.
Sono mille volte il più ricco di tutti; voglio essere avaro come il mare."
A. Rimbaud
 
 
In questi giorni sto riflettendo, come spesso faccio, su come poter controllare alcuni miei atteggiamenti che puntualmente mi scopro di avere quando ormai è troppo tardi, quando ho già i sensi di colpa per aver fatto qualcosa di sbagliato.
A volte rispondo troppo d'istinto, non so che mi prende, è come se il sangue mi andasse il cervello e mi impedisse di vedere quello che c'è di buono, semplicemente perché qualcosa non mi è piaciuto.
Non mi piace per niente questa cosa di me.
Per ora sono giunta a due conclusioni:
1) a furia di convivere con mio padre, che perpetra continuamente, o almeno molto spesso, atteggiamenti del genere (nonostante devo ammettere che negli ultimi tempi sia migliorato molto sotto questo punto di vista), inevitabilmente sono entrati a far parte di me, con la crescita e con tutte queste cose psicologiche dell'infanzia, ecc: cioè, a volte mio padre, ha lanciato piatti di pasta cucinati da mia madre SOLO perché il tipo di pasta utilizzato (ndr: le farfalle) non gli piaceva. Ora, a parte questi eccessi che devo ammettere siano stati rari e che comprendo siano stati motivati anche da sclero suo personale che sfoga in maniera del tutto sbagliata, ad ogni modo spesso trova qualcosa di cui lamentarsi: una critica su una cosa ci sta, ma bisogna porla nel modo giusto e comunque ricordare che una tale cosa ha molti lati positivi, oltre che magari uno o due negativi. Evvabbene, ad ogni modo mio padre è un pezzo di pane, e io fondamentalmente non mi reputo una persona cattiva, però spesso mi riscopro a perpetrare atteggiamenti del genere, E GIURO VORREI PRENDERMI A CAZZOTTI.
2) gli ormoni. Ok, è stupido e banale, e non riguarda solo il mio ciclo mestruale, ma per le donne, rispetto ad un uomo, è già più complesso controllare atteggiamenti "isterici" a causa della quantità di estrogeni nel loro sangue, nel mio caso la situazione è più complessa e in alcuni momenti, anche se magari durano pochi secondi, mi rendo conto di non essere del tutto presente a me stessa. E ciò m'inquieta. Non poco. Io odio perdere il controllo di una situazione e, soprattutto, di me stessa.
 
A parte questa menata, oggi ho cercato di fare qualcosina di utile, roba di poco conto, ma che comunque mi fa stare più in pace con me stessa senza stressarmi.
Stasera mi sento sola perché i miei sono usciti, io sono ancora malata e mi sono seccata di stare chiusa in casa; oltretutto da quando vivo a Firenze mi fa ancora più strano rimanere da sola a casa la sera.
Il mio dilemma è sempre uguale: stare in mezzo alla gente mi mette a disagio, ma stare sola mi angustia.
In ogni caso, il mio cervello non è in pace insomma.
Mi metterò a perdere decimi su Word.
Amen.



ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

sabato 4 gennaio 2014

3/365

Day 3 of 365.

Ho voluto alzarmi un po' prima, anche se mi sentivo investita da un camion, non volevo restare ancora a letto.
Da ciò è derivata una situazione di rincoglionimento generale che mi ha accompagnato tutta la giornata, ma in fondo non mi è dispiaciuto, mi ha ricordato le sensazioni che provavo durante le vacanze natalizie di quando andavo a scuola.
Il mio umore non è stato proprio altissimo, ma fondamentalmente sono abituata a sensazioni del genere.

Ad un certo punto del tardo pomeriggio mi è venuto un dolore su tutta la fascia addominale e lombare e non capivo perché... Ho pensato che durante la giornata mi fossi innervosita troppo, o cose del genere, ma poi mi sono accorta che mi faceva male praticamente solo mentre mi muovevo o tossivo.
Allora ho avuto un'illuminazione: EBBENE SI', con 3 pseudo-addominali l'acido lattico si è fatto sentire.
Non ho parole, veramente!
Dopo cena ne ho parlato con il mio atletico padre e mi ha spiegato che il tipo di addominali che stavo provando a fare non vanno bene per me che sono un paramecio, così me ne ha consigliato un altro (che non potrò fare sotto le coperte, AHIME') che in effetti riesco a fare umanamente.
Trovo che non sia stata proprio una brillante idea iniziare a fare addominali MENTRE HO LA TOSSE, però basta, ormai è fatta XD
Ho addirittura fatto 30 SECONDI di stretching e per un attimo ho temuto che mi si staccasse un tendine.

*COFF COFF*



ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

venerdì 3 gennaio 2014

2/365

Day 2 of 365.

Ho dormito fino a tardi, fino all'una passata, come ai vecchi tempi, solo che mi sono sentita in colpa per averlo fatto: sensazione nuova, sconosciuta nonché spiacevole, ma ben riposta.
Ad ogni modo, al contempo, mi sono sentita appagata perché mi sentivo riposata e incubi, tosse e dolore alla schiena non mi avevano impedito di continuare a dormire a lot of.

Clelia è venuta a trovarmi ed è rimasta con me tutto il pomeriggio a parlare e nulleggiare come ai bei vecchi tempi: mi sono sentita contenta, sebbene i nostri argomenti di conversazione non fossero proprio allegri.
Mi sono sentita scaldata, in qualche modo, soprattutto perché lei si stava confidando con me, e trovo questa sia una cosa molto bella e importante, che molte persone che magari hanno un vero amico sottovalutano, e invece io trovo preziosissima. Mi sono sentita speciale ad avere l'occasione di poterla ascoltare e provare a confortarla, in qualche modo.

Mentre ero con lei ho scoperto di aver vinto un oggetto ad un concorso a premi: Clelia era sconvolta, ma a me non importa molto.
Mi sento in colpa nei confronti di altre persone che desideravano quell'oggetto sicuramente più di me: cioè, sono contenta, ma probabilmente altri ambivano a quella cosa più di me!
Per me la massima ambizione di "cose materiali e costose" sarebbe un vestito medievale filologico, bello e fatto su misura, e tutto ciò è molto distante da questo XD
Però mi sento in qualche maniera rincuorata: la giornata non è stata priva di notizie poco piacevoli, ma non ricevevo una nuova inaspettatamente buona da non mi ricordo più neanche quando, quindi questa piccola vincita ha assunto un valore simbolico importante per me.

Il capitolo addominali a letto si è ripetuto alle 4 del mattino: ne ho fatti BEN TRE, in cui mi sarò staccata dal letto con il collo per sì e no 5 cm.
Le gioie della vita.






ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

1/365

Day 1 of 365.

Nonostante fossi ancora a casa con il mio amante Catarro, mi sono sentita positiva in questo primo giorno dell'anno.
Sono rimasta in pigiama, ma ho iniziato a fare un po' delle cose che dovevo fare, con calma, senza fretta e senza stressarmi.
Ho avuto i miei momenti di ansia, ma tutto sommato sono riuscita a gestirli e a pensare ad altro in tempi relativamente brevi.
Poi, la sera (tale parola è un eufemismo: erano le 3) a letto mi sono sentita pienissima di cose da fare, dire e scrivere e non riuscivo a dormire e ho pensato che dovevo smetterla di pensare e di iniziare a fare ciò che reputavo dovessi fare.
Così ho ripensato a una delle tante cose che rimando e mi è sembrato il momento opportuno per iniziare a fare degli addominali.

Da sola, al buio, a letto, sotto le coperte, alle 3 di notte mi sono messa a pancia in su e ho piegato le gambe poggiando i talloni sui glutei, poi ho incrociato le braccia sul petto e ho detto mentalmente "SU!".
Vabbè, mi aspettavo di fallire al primo tentativo: non ho MAI fatto questo genere di esercizi in vita mia e quindi sospettavo che i miei muscoli addominali avessero dimenticato la loro stessa esistenza.
Allora mi sono rilassata, ho allontanato un po' i piedi dal sedere e ci ho riprovato.
Mi sarò sollevata con il collo e un poco di spalle probabilmente di 2-3 cm MASSIMO.
Mi sono riabbassata, contrariata, sentivo che c'era qualcosa che non andava.
Ho afferrato con le mani le ginocchia, aggrappandomi ad esse per sollevarmi, come si mi dovessi mettere a sedere: EBBENE, non ci riuscivo.
Non riuscivo a "fare gli addominali" neanche tirandomi su con le braccia.

Mi sono inquietata abbastanza, anche se ero già consapevole del mio stato abissale di parameciaggine.
Stanotte riproverò l'ebrezza degli addominali notturni.




ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

mercoledì 1 gennaio 2014

(=!


 





ArHaL
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