venerdì 10 giugno 2016

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Non si può avere paura del futuro finché si ha il coraggio di cambiare.




ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

mercoledì 1 giugno 2016

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Ho rimandato per un po' lo scrivere qui, che ormai rimane il luogo dove lascio i pensieri che non voglio far vedere al mondo, al momento rappresentato da quasi tutte le persone che mi circondano e Facebook e compagnia bella.

Succedono molte cose, brutte, ma anche belle.
E ciò che mi lascia più sorpresa è che non le sento poi così tanto.
Non sento troppo male.
Non sento troppo bene.

Non ne ho voglia, non ne ho forza o forse semplicemente non sono più capace di sentire più COSI' TANTO le emozioni. Perché quando si chiude, si chiude, e non lo so quando riuscirò a riaprimi di nuovo totalmente.

Questa cosa mi spaventa e rassicura al contempo, ma non credo sia ancora tempo per lavorarci più di quanto non abbia fatto finora.
Ciò che mi preoccupa in questo momento è altro.

La sensazione, la cara vecchia sensazione, di sentirmi fuori posto.
Mi sono sempre sentita così, salvo rari periodi, rari momenti, solo che ogni tanto me lo dimentico, sono troppo presa da tutto ciò che faccio, o sono troppo stanca, e basta, vado avanti, e sono quel che sono.

Ma in realtà forse ora sento tutto questo più che mai perché ormai ho 25 anni e non ho nessun "posto".
Non sento più mia la casa dei miei genitori, non sento mia (se mai l'abbia sentita) la casa in affitto che condivido con le ragazze, non mi sento di sentire mia la casa di Gheri in cui trascorro parte del mio tempo.
Non ho più una casa.
Quando sono partita a 18 anni era perché quella casa mi stava troppo stretta e mi sentivo così sicura di quello che stavo facendo, del fatto che avrei trovato finalmente il mio posto, e forse per un po' è stato così. In realtà adesso è passato così tanto tempo e non so ancora dove sono.
Quando mi sento così mi ripeto che non ho bisogno di una "casa" perché Casa è ovunque, e Casa è il mio mondo, le persone a cui voglio bene e, soprattutto, me stessa.
Solo che credo che ci sia in me, come nella maggior parte degli esseri umani, quell'istinto primordiale di desiderare una propria tana in cui rifugiarsi quando fuori scende la notte, una caverna da dipingere con le dita sporche di terra rossa, un posto in cui accendere il fuoco e scaldarsi.
E io questo posto ancora non ce l'ho.

Ma anche volendomi aggrappare a luoghi immaginari non so bene come muovermi: non mi fido quasi più di nessuno, e anche con le pochissime persone di cui mi fido sento che c'è sempre qualcosa che manca, qualcosa che mi spinge spesso sulla difensiva, che mi spinge ad essere aggressiva o chiusa, e, se quando ero più giovane non sapevo che nome dare a tutto questo, adesso il nome ce l'ho, ma non è che mi rassicuri molto. So che ci vorrà tempo, e pazienza, e lavoro, e persone buone intorno a me se verranno, ma la realtà attuale è questa.
Soprattutto perché queste poche persone sono, in un modo o nell'altro, più lontane da me di quanto forse mi farebbe bene.

Non ho luoghi nemmeno nelle "piccole" certezze della vita: non ho uno stipendio, non so per quanto tempo ancora i miei potranno aiutarmi economicamente, non ho tempo e modo di trovare qualcosa di più stabile, perché il mio cammino attuale è come sempre sommerso di studio, di ogni tipo di studio, e ricerca, e mille cose, che non so a cosa mi serviranno, ma almeno mi dedico a ciò che amo.

Ripercorro le mie giornate e sono costituite solo da stanchezza o attività che, probabilmente, non vogliono dire nulla per il mondo in cui viviamo. E' vero, vogliono dire qualcosa per me, ma dove mi stanno portando?
So solo che sto camminando, e lo sto facendo al meglio, mettendoci tutto quello che ho attualmente, ma non so nemmeno se cammino su terra, su sabbia o su rocce. O su acqua.
Sono nel vuoto.


Non sono mai stata una persona particolarmente invidiosa o ambiziosa, ma forse sono arrivata in quell'età in cui mi guardo attorno e vedo persone che hanno completato gli studi, che lavorano in qualche modo su ciò che loro piace, che hanno una casa e le persone che amano vicino, e io mi chiedo davvero cosa ho sbagliato, cosa sto sbagliando, e se va bene essere dove sono ora, oppure no.

Mi ripeto sempre che ognuno ha la propria storia, i propri interessi, i propri fantasmi e le proprie gioie, ma è davvero giusto essere così tanto fuori posto?
Non so nemmeno se sia giusto chiedermelo, ma d'altronde so già che nessuno può darmi queste risposte.

L'unica cosa di cui ho la percezione è che tutto questo sta ribollendo in me, e mi graffia da dentro, insieme a tutti i vecchi mostri che ancora non sono riuscita a domare, insieme alle cose brutte che accadono e per cui non ho voglia di versare lacrime perché sono così stanca, perché non fa bene alle persone che ho vicino e perché se mi permetto di vacillare adesso io non so davvero dove andrò a finire.
Ma forse, visto che già non so dove mi trovo, potrei anche lasciarmi cadere.

Non mi sento di sapere più niente.




ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.