martedì 10 settembre 2013

FYC LXXIX


Sono sempre stata una fan della solitudine, per tanti motivi, tanto che tuttora quando sono in Calabria non vedo l'ora di restare da sola perché per casa c'è sempre qualcuno.
Eppure quando sono qui a Firenze ci sono volte in cui prego che qualcuna delle mie coinquiline rientri anche solo per sbaglio: partono spesso o comunque sono spesso fuori per impegni; vorrei una persona in casa anche solo per sentire una sottospecie di movimento umano provenire da una camera vicino alla mia.

Per quanto possa essere una persona autonoma ed abituata a stare in solitudine, c'è una cosa che veramente non auguro neanche al mio peggior nemico (qualora la pensasse come me): cenare da soli.
Mi da una sensazione infinitamente triste, squallida e lugubre dover cucinare o mangiare con soltanto il rumore dell'orologio e, di tanto in tanto, quello del frezeer che si assesta.

E' giusto che ognuno abbia i propri spazi, ma nel mio mondo ideale, ognuno a sera torna a casa e ha qualcuno con cui dividere il proprio pasto.

Nel mio mondo ideale, però, è pieno di cose che nella realtà non esistono.



ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

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