Stamattina alla
stazione c’era una ragazza con i capelli lunghi e neri. Portava una sciarpa
dello stesso verde dei miei capelli, per questo ha attirato la mia attenzione.
Aveva un viso sottile, ma bello e sembrava molto sicura di sé. Per me era impossibile
non guardarla.
Solo dopo un po’
ho notato che il suo bagaglio consisteva in un trolley sgangherato che
conteneva una grossa tastiera, che spuntava per metà, senza nessuna protezione.In effetti aveva l’aria della musicista. O di chi conosce qualcuno che è un musicista.
Mi sono chiesta se la trasportasse in quella maniera così disastrata perché effettivamente era molto sicura di sé ed era certa che sarebbe riuscita a non rovinarla, o perché magari era solo una delle tante persone che hanno poca cura degli oggetti, anche di quelli più importanti.
Di tanto in tanto sollevava gli occhi dal foglio, si guardava attorno, forse fissava i passanti, forse me che lo fissavo, forse i cartelloni luminosi che segnalavano le Partenze; poi ricominciava a scrivere.
La sua scrittura era precisa e minuta: mi chiedevo se scrivesse così perché si sentiva osservato o in imbarazzo a scrivere in mezzo alla folla (vi è mai capitato di rimpicciolire la propria scrittura perché qualcuno osserva cosa stiamo scrivendo? A me sì) oppure perché era una di quelle persone precise e meticolose, a cui piace cogliere i dettagli, di quelle persone che, anche scrivendo di getto su un foglio senza righi, riescono a mantenere le lettere tutte piccole e allineate.
Portava con sé uno zaino, un borsone e una grossa lanterna grigia a vetri: sembrava essere una di quelle lanterne per esterni da candela che vendono all’Ikea.
Mi piaceva un sacco il modo in cui scriveva, anche se non so cosa stesse scrivendo, magari era solo una lista delle cose da fare, ma in poco tempo ha riempito due grosse pagine. Mi piaceva così tanto che anche quando è apparso il binario del mio treno non mi sono mossa di lì, fin quando anche lui non si è alzato ed è sparito dal mio campo visivo.
Sarà perché ero ricoperta di sciarpe e cappelli di lana, l’uomo mi ha chiesto preventivamente se fossi italiana ed io ho colto l’occasione per fare finta di non capire. Poi ha tirato da fuori la schiena un blocchetto di piccoli libricini stampati in bianco e nero e mi ha detto che stava vendendo delle copie di una raccolta di sue poesie. Ho balbettato un “no, no” e lui se ne è andato, ringraziandomi in italiano tra l’altro.
Mi sono sentita in colpa per avergli mentito e, anche se magari è solo uno spostato che cerca di raccattare soldi in giro come tanti altri, l’ho ammirato molto.
Ma lui non c’era.
Mi sono sentita
molto triste.
Poi sono finita
all’entrata del sottopassaggio e ho visto che avevano recintato una zona e all’interno avevano fatto un piccolo
albero, attorniato da globi luminosi, su un tappeto bianco di finta neve.
Ho scritto un
cartello invitando chiunque volesse a lasciare lì i propri bei pensieri, ma
mentre lo facevo un poliziotto mi ha rimproverato.
Spero non mi abbia
visto mentre gli disubbidivo, oltrepassavo le transenne e poggiavo a terra
vicino l’albero quel cartello: lo so che lui doveva mantenere l’ordine, ma io
credo fermamente che trovare in una stazione un albero di natale in cui
racchiudere i buoni propositi di migliaia di persone sia una cosa bella, ed
importante.
Ho lasciato anche
un biglietto per Marco, e poi sono andata via.
Oggi pomeriggio
alla stazione, ho chiamato mamma per dirle che sarei ripartita a breve e lei ha
colto l’occasione per comunicarmi che, parlando con il medico, ha scoperto che
dovrei cambiare medicinali: ho cercato su internet il nome della nuova medicina
e ho letto cose che non mi sono piaciute per niente. Mi sento stanca per questa
situazione che va avanti da anni, benché non sia nulla di grave. Penso che
potesse aspettare fino a stasera per dirmi queste cose dal vivo, ma penso anche
che, come spesso accade anche a me, era spaventata dalla mia reazione e non è
riuscita ad aspettare, preferendo sganciarmi la bomba brevemente e via
telefono. A volte le cose mi sembrano troppo complicate, forse.
Oggi pomeriggio
sul treno vicino a me si è seduta una famiglia: lei era bella, parlava al
telefono con qualcuno del deficit dell’attenzione del proprio bambino, ma non
sembrava triste, quanto infastidita, ma forse era solo un suo modo per
esprimere ciò che sentiva; lui, invece, non penso si potesse considerare un
bell’uomo, eppure mi ha attirato il modo e la dolcezza con cui si prendeva cura
del figlio, iperattivo e capriccioso, con quanta tenerezza lo facesse giocare
anche col proprio cellulare (che veniva utilizzato come una macchinina), senza
sfociare nel menefreghismo e nel disturbo degli altri passeggeri. Il suo
sorriso era leggermente incrinato, ma sincero.
Era già tramontato
il sole quando il treno si è fermato troppo a lungo in una stazione, facendoci
accumular parecchio ritardo; in tutto quel lasso di tempo di sosta ho parlato
al telefono con un conoscente, per chiedergli velatamente consiglio, ma anche
per capire cosa ne pensasse lui, di determinate situazioni che, anche se non
dovrebbero, mi affliggono. Probabilmente uno dei miei più grandi problemi è che
non riesco mai a parlare con le persone giuste: finisco sempre per tenermi
tutto per me o a parlarne con una persona di cui mi fido ciecamente,
sfogandomi, ma che può farci poco nella vicenda. Stavolta sono contenta perché
mi sono sfogata, senza cadere negli eccessi, e ho capito il suo pensiero,
comprendendo insieme anche il mio. Il problema di fondo è rimasto perché io non
ho potere su questa vicenda, ma mi sento un po’ meglio.
Era già tramontato
il sole quando ho telefonato ad una conoscente perché sapevo che stava passando
un brutto momento, qualcosa di molto simile a vicissitudini da me sperimentate,
e volevo sapere come stava, provare a tirarle un po’ su il morale. Ma non credo
di esserci riuscita: mi è sembrata un po’ restia a raccontarmi gli avvenimenti
e questo lo posso capire perché sono avvenuti da poco, poi abbiamo chiuso la
telefonata piuttosto repentinamente senza che io potessi avere modo di fare
niente altro per lei.
Vorrei essere in
grado di poter fare di più per le persone che mi stanno a cuore; essere in
grado di dimostrare loro che gli voglio bene e che gli sono vicina, ma mi
sembra di non riuscirci mai, e forse per questo non riesco più ad avere un vero
e proprio amico.
Era già tramontato
il sole da un bel po’ quando, in mezzo al buio fuori dal finestrino, ho provato
a cercare tracce del mio mare, trovando invece la luna piena. Mi piace viaggiare
di sera: col buio il tempo mi pare che trascorra più velocemente, o forse
semplicemente perché è la mia dimensione, mi sembra di perdere meno tempo.
Quando viaggio in treno verso casa, però, preferisco che sia ancora giorno:
ogni volta lo scintillare delle onde sotto la luce radente mi fa brillare gli
occhi e mi sento come se prendessi un grosso respiro dopo mesi di apnea.
Oggi avrei voluto
essere migliore.
Avrei voluto avere
una faccia migliore, un sorriso migliore, un atteggiamento migliore.
Anche se avevo
sonno, se ero triste, se ero pensierosa, avrei voluto rivolgermi agli
sconosciuti con più gentilezza e garbo di quanto non sia riuscita, benché mi
sforzassi per farlo.
Ma in fondo devo
ancora comprende che non tutto può essere sotto il mio controllo e che, al
contrario, altre cose dovrei riuscire a controllarle meglio.
Tra un’ora sarò,
ancora una volta, in quella che sono abituata a chiamare casa.
E lì, solo lì,
l’unico luogo al mondo in cui ogni debolezza mi è concessa.
Benché io mi
trattenga dal concedermele così spesso.
ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.
2 commenti:
...colpita, come sempre, dalle tue parole. casa. anche io sono a casa. ed adoro, nei viaggi, far ciò che hai descritto tu qui e che un mio ex chiamava people spotting. dici che avresti voluto riservare più gentilezza alle persone. ma già solo il fatto che le tue parole riportino ciò che di loro ti sei infilata nel cuore fa di te una persona migliore di quanto tu non creda. ti auguro di passare delle buone feste, a CASA. un abbraccio.,
Grazie mille, è sempre un piacere leggere le tue parole e, come sempre, sei gentilissima.
Auguro buone feste anche a te (=
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