martedì 19 marzo 2013

St. Patrick II

Prima di scrivere questo post ho riletto ciò che avevo scritto a seguito del mio San Patrizio lo scorso anno.
Era un post breve, coinciso, ma già pieno di quello che voleva essere immensa gratitudine.
Ancora una volta, in questo altro speciale anniversario, mi chiedo come sia possibile che già un anno sia trascorso.
Mi sembra ieri la prima volta che ho calcato il suolo di Siena con i panni medievali, emozionata e titubante, e tutto mi sembrava bellissimo e speciale; mi sembra ieri sera quando, tornati da Sant'Antimo io e quello che era il mio neo-fidanzato siamo andati a mangiare una pizza insieme, ancora in abiti storici, e arrossivo sotto gli sguardi degli altri clienti che ci fissavano stupiti e ci chiedevano il perché del nostro particolare abbigliamento, incuriositi; mi sembra ieri la nascita di ogni nuova emozione che tutto ciò ha generato in me.
Eppure, a distanza di un anno volato via, nulla è cambiato: vivo ogni giorno con emozione e gratitudine per ciò che mi è stato dato; certo, adesso ho più consapevolezza e più responsabilità, ma se qualcosa è cambiato è il mio atteggiamento, adesso più aperto e proprio per questo ho sentito il bisogno, durante il Ritiro con il gruppo storico fatto in questo fine settimana, di leggere loro una lettera che ho scritto con il cuore in mano che fluiva giù con l'inchiostro della penna sulle pagine della mia agenda; ricorderò per sembre le palpitazioni che mi assordavano le orecchie perché per la prima volta nella mia vita mi sono alzata in piedi e ho parlato io in prima persona dei miei sentimenti a così tante persone di fronte a me, ricorderò per sempre la rigidità del mio corpo, ma non della mia voce, il dover tirare su con il naso e la fortissima sensazione di imbarazzo, ricorderò per sempre gli applausi e i ringraziamenti di chi aveva capito, spero dal mio profondo del cuore tutti, le mie parole che voglio copiare qui, per timore di perderle e perché invece voglio ricordare per sempre, insieme a tutto ciò che mi hanno e che spero abbiano trasmesso:


"Cari Lupi,
esattamente un anno fa, festeggiando l'anniversario della Compagnia a Siena, è stato il mio primo giorno trascorso con tutti voi, quindi, per me, oggi ricorre un personale anniversario: lo scorso anno, come adesso, eravamo seduti ad un tavolo ed ognuno di voi ha detto cose molto importanti per questo gruppo.
Devo ammetterlo, all'inizio ero un po' spaventata, per vari motivi, ma in quel momento ho capito che, al di là delle spade, al di là dei vestiti medievali, al di là delle urla e degli scherzi, ognuno di noi poteva essere, a modo suo, una persona speciale e ciò mi ha incoraggiato moltissimo.
E' vero, alcuni hanno, in qualche modo, tradito la nostra fiducia, ma non per questo si è sminuito il valore di chi è rimasto e, soprattutto, il valore di chi arriverà, di chi si aggiungerà alle nostre file mercenarie per illuminare le nostre giornate con la sua presenza, così come già voi tutti illuminate le mie.
Forse non tutti i presenti potranno capire a pieno ciò che sto per dire, ma ho piena fede nel fatto che ognuno, sforzandosi, potrà riuscirci. Ognuno di noi ha il proprio passato e come il mio penso ce ne siano tanti al mondo. Nessuna tragedia particolare, sia chiaro, ma solo molta solitudine: non sono mai stato un asso nelle relazioni sociali, ma, non so spiegarvi il perché, con voi è andato tutto bene, anche se un'idea ce l'ho: probabilmente è perché ogni membro del Lupo Rosso è un disadattato sociale, a modo suo.

Perciò vi ringrazio per la vostra amicizia e per il vostro affetto che, da un anno a questa parte, è venuto a riempirmi il cuore.
Ma c'è dell'altro per cui voglio ringraziarvi, forse una cosa che alcuni potrebbero ritenere esagerata, ma sento che è una cosa che comunque devo dirvi: come me altre migliaia e migliaia di persone si sono separate dalla propria casa, dalla propria città e dalla propria famiglia non appena finito il liceo per andare a studiare altrove, lasciandosi alle spalle abitudini, amici e familiari. Quando ho compiuto questa scelta non ero spaventata, ma forse non avevo ancora la maturità di cogliere le conseguenze di questa azione: in quattro anni a Firenze, lentamente, giorno dopo giorno, ho iniziato a sentirmi sempre più sola, l'euforia iniziale ha dato spazio solo alla routine universitaria che mi riempiva le giornate e a cui volontariamente davo il modo di non lasciarmi spazio per pensare ad altro. Senza dilungarmi ulteriormente voglio ringraziarvi anche perché, adesso, riesco a vivere più serenamente con il pensiero di questo gruppo di persone che, ognuno diverso, ognuno con i propri pregi e difetti, ma tutti con in seno qualcosa di estremamente bello, riesce a darmi calore e colore ai miei giorni.

Quindi grazie, Lupi, per essere, oltre che compagni e amici, anche la mia seconda famiglia, la mia seconda casa.

Oggi, in questo giorno per me così importante, voglio fare a voi un giuramento: prometto che mi impegnerò sempre al massimo per mantenere sempre vivo questo legame e per aiutare sempre come posso il gruppo ed ognuno di voi.

Vi voglio bene."


Ricorderò per sempre anche, appena risedutami al tavolo, a capo chino, rossa in volto, Zio Requiem che mi abbracciava e mi posava un veloce bacio sui capelli e Marco che mi stringeva forte la mano sotto il tavolo. Ho avuto tanta, tantissima paura nel fare questa cosa, ma spero sia servita a far capire quello che volevo trasmettere. A me è sicuramente servita ad aprirmi ulteriormente al prossimo e soprattutto alle persone a cui voglio bene, e a capire che almeno qualcuno può riconoscere, e premiare incoraggiandomi, i miei sforzi.

Grazie Marco, come sempre.
Grazie Zio Requiem, per il tuo inaspettato affetto.
Grazie Lupo Rosso, per ogni cosa bella.






ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

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