mercoledì 8 luglio 2015

9


Sono tornata lassù.
Ho pensato che avrei udito nuovamente, in modo assordante, quel rumore, il frastuono di quando il vaso che conteneva la mia anima è stato spinto a terra, infrangendosi.
Ero pronta a tapparmi le orecchie, come ogni volta che riaccade, ma non ero spaventata perché sono io che ho scelto di affrontare a petto scoperto quel luogo.
 
E invece no.
Invece ho riso insieme a chi mi vuole bene, invece ho scalato la breve salita e inseguito un gatto nero, invece ho fissato l'orizzonte di Firenze, le costellazioni create dalle luci delle strade, e il buio oltre, e mi sono sentita libera.
 
Ho lasciato andare e ho respirato.
Dentro di me rimbombava, ancora una volta, l'eco di passi lontani, ma ho visto i punti di sutura dorati che uniscono i miei cocci e ho sorriso loro.
 
Perché ognuno di quei punti, per quanto fragile, per quanto malmesso, mi appartiene.
Sono io, da sola, che trapasso la mia carne con un grosso ago per riagganciare i lembi, e ogni goccia di sangue che cola è solo acqua che leviga il dolore.
 
 
Solo non sapevo che a sentirsi forti, ci si sentisse anche soli.
Contro tutto e tutti, sempre.



ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

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