giovedì 7 febbraio 2019

/PuenteGenil


Tenermi in movimento mi aiuta a sopravvivere, almeno per un po'. Ma non riesco a capire se effettivamente il troppo esplorare mi sta stancando o se sono così presa dal dolore che mi porto dietro da non riuscire più a godermi niente del tutto.

Mentre ritornavo a Siviglia dalla mia brevissima visita a Granada sono passata vicino allo svincolo autostradale per Puente Genil. Mi sembra impossibile sia passato così poco tempo da quando programmavamo la nostra vita insieme di fronte a tutte quelle persone, da quando sconosciuti ci guardavano e ci dicevano che eravamo fatti l'uno per l'altra, da quando, nonostante i litigi, andavamo in giro abbracciati per tenerci caldi e lui mi rimboccava la sciarpa tutte le volte che ne avevo bisogno.

La mia testa è piena di queste cose piccole e immense con cui non so più cosa fare. Vorrei che non esistessero più perché nonostante siano trascorsi ormai sette mesi da quando lui non c'è più, a me non sembra passato un giorno tanto forte è ancora ogni cosa, nonostante tutto quello che è successo nel frattempo.

Ovunque sia, se lo ricorda com'era tenermi per mano?
Se lo ricorda com'era abbracciarmi, baciarmi, quella cosa sconfinata che sentivamo riempirci fino al midollo?
Se lo ricorda com'era chiamarmi per nome sottovoce, sentire il suo nome sussurrato, all'infinito, senza senso, eppure con ogni senso del mondo?

Se non lo ricorda, come ha fatto a dimenticare?
Se lo ricorda, come fa a vivere?



ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

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