giovedì 30 gennaio 2014

24-25-26-27-28-29/365

Day 24&25&26&27&28&29 of 365.




E' da almeno metà dicembre che una nuova teoria sulla mia esistenza mi attraversa la testa e ho pensato che questo fosse il momento giusto per provare a ragionarci sopra come si deve.

Mia madre mi ha insegnato molte cose, molte delle quali si sono rivelate perlopiù dannose per la mia psiche, ma sicuramente altrettante valide e giuste, ed io di questo la ringrazierò sempre.
Una tra queste, una delle cose che sono sicura al 100% che rientri nella seconda categoria perché è mio nonno che l'ha insegnata a lei, è "sii buona. sii buona sempre perché prima o poi il tuo bene verrà ripagato".
Al di là del valore religioso che possa avere (essere buoni in questa vita per accedere al paradiso), quando ero piccola l'essere buona per me voleva dire non fare i capricci, mangiare, non desiderare troppi giochi, ubbidire, non voler fare per forza qualcosa solo perché lo sta facendo qualcun altro, e via dicendo, insomma un'educazione base da bambina, cosa, per altro, più unica che rara di questi tempi. E spesso non ero buona, e poi mi sentivo in colpa, ma i bambini dimenticano facilmente.
Poi sono cresciuta e forse neanche più pensavo a queste massime materne, ma quello che so per certo è che le cose che ti inculcano in testa da bambino rimangono con te per sempre, e per questo motivo mi sento anche di ringraziare la mia maestra delle elementari che mi ha insegnato a scrivere a modino.
Cresci e tante sbandate le prendi, ma poi arrivi ad un certo punto e capisci che ti devi assestare, dare una calmata e mettere la testa a posto, pur concedenti tanti svaghi "da giovane".
Sono cresciuta, anche se ancora chissà quanto altro crescerò, ma adesso sto scrivendo sull'essere buoni e la foto di mio nonno mi guarda e io mi sento di sorridergli perché tutto quello che ci ha insengato è vero.
Non sempre, magari, certo, il male è incarnato nel mondo, ma essere buoni funziona.

Probabilmente quando è iniziato tutto non me ne sono neanche accorta, ma un giorno mi sono guardata indietro e ho pensato che avrei potuto rispondere in malo modo a tante persone, avrei potuto mandarne a quel paese altrettante, litigarci e via dicendo e, invece, semplicemente, non l'ho fatto.
Ho sorriso, ogni volta, e mi sono detta: "questa persona mi ha ferito, ma forse non lo sa. o magari lo sa, ma non lo fa con cattiveria. e anche se lo fa con cattiveria, ha altri pregi!".
Sono stata buona e alla fine, ho pensato, forse è l'unica cosa che so fare.
Non sono mai stata particolarmente brava in nulla: non sono una secchiona nello studio, non eccello in alcuno sport o hobby, non ho niente, niente, in cui qualcuno mi possa dire "sei veramente brava in questo". Non sono mai stata una persona molto ambiziosa, e forse in questo ho sbagliato, e probabilmente sto cercando di recuperare come posso, ma in fondo non mi interessa davvero essere LA NUMERO 1 di qualcosa.
Vorrei solo essere BRAVA a fare qualcosa. Eppure niente, non c'è niente, per quante cose abbia provato nella mia vita, in cui posso dire di eccellere.
So un po' di tutto, un'infarinata di questo o di quello, ma anche nelle cose in cui mi sono dedicata di più... Ecco, boh.
Il mio pensiero a riguardo è sicuramente ancora infantile o comunque dettato da una scarsa fiducia in me stessa, ma questa è una cosa che mi è sempre pesata. Anche perché intorno a me ho sempre avuto persone che eccellevano in qualcosa o che non gli interessava proprio eccellere in niente.
A me invece interessava, ma non ci sono mai riuscita.
E così, anche negli ultimi anni, dopo vari tentativi, sto provando a rassegnarmi alla cosa, ancora una volta, e mi sono detta "forse sono brava ad essere buona".
Però il fatto è che non è così perché spesso non riesco proprio ad esserlo, a stare calma, a mantenermi placida, anche quando lo vorrei intensamente.
Eppure, per quel poco che ci sono riuscita, mi sono guardata intorno un giorno di pochi mesi fa e ho detto: ci sto riuscendo, nonno aveva ragione!
A furia di sorridere, alla fine gli altri, o almeno alcuni di essi, mi hanno sorriso. E cercano di sorridere al prossimo a loro volta.
Bè, sarebbe semplice se finisse qui, ma chiaramente non è così: perché questa cosa da un lato mi rende felice, ma dall'altro mi turba. Mi turba perché non posso fare a meno di pensare a quanto la loro bontà sia profonda o meno, a quanto c'è di vero in ciò che mi circonda, a quanto impegno ci metto io a cercare di mostrare tutto l'affetto che provo verso le persone a cui tengo e a quanto esso effettivamente venga compreso o riconosciuto, a quanto esso possa ancora avere valore nel momento in cui chiunque intorno a me farà lo stesso.
Questi sono i miei, piuttosto insulsi, pensieri, o meglio i pensieri che mi hanno attraversato la mente prima di Natale.
Dico insulsi perché li reputo tali: perché, in realtà, io sono così perché è così che riesco a sopravvivere meglio. E ogni volta che, alla fine, guardo altrove quando mi viene fatto un torto, lo faccio perché è quello che penso sia giusto fare in quel momento, anche se poi finisco per rimuginarci sopra. Insulsi perché non hanno alcun valore, anzi, in qualche modo riescono a farmi sentire in colpa per averli semplicemente ponderati.
E ogni volta che mi sento così, io smantello tutto. Mi siedo, così come sto facendo ora, e penso: cosa c'è che non va? come potrei migliorare la situazione?

Alla fine due giorni fa quando stavo per addormentarmi, ho riaperto gli occhi di scatto perché il pensiero che mi ha attraversato la mente mi ha sollevato immensamente e, al contempo, mi ha fatto sentire in imbarazzo per me stessa (si può arrossire per i propri pensieri quando si è da soli al buio? sì.): io sono brava in qualcosa.
Era lì, è sempre stato lì, sempre, sempre, sempre, fin da quando ho memoria, è sempre stato lì, eppure per la maggior parte della mia vita io lo ignoravo, pensavo che fosse una cosa che, morta, mi stava incollata addosso e per quanto cercassi di scrollarmela lei si avvinghiava, cadaverica, ancora di più a me. E poi, piano piano, l'ho guardata meglio e ho visto che, altroché, era viva, palpitante, anzi, mi succhiava via i pensieri, le energie, l'attenzione, e se li teneva per sè.
Ci ho stretto amicizia, ho familiarizzato con lei, ho passato più tempo con lei che con qualunque altra persona al mondo e quando, di tanto in tanto, provavo a presentarla a qualcuno, gli altri non capivano, mi guardavano come guardano un bambino che ti presenta il suo amichetto immaginario.
E forse era così. Perché negli altri questa cosa non c'era.
O forse c'era, ma la nascondevano e non la usavano.
O forse c'era, ma non le avevano mai permesso di svilupparsi e così era rimasta rachitica.
O forse avrebbero voluto che ci fosse, ma non ne erano dotati e quindi la fingevano.
O forse avrebbero voluto che ci fosse, ma alla fine non si sono neanche impegnati davvero a cercarla.
E io non ho mai saputo darle un nome che non fosse qualcosa di banale, non ho mai saputo chi fosse, che volesse da me, perché proprio io, e ho sempre pensato che mi avrebbe portato alla tomba, ho sempre pensato che sarei rimasta sola con lei per sempre, ho sempre pensato che non mi avrebbe fruttato nulla, che non valeva nulla, che avrei voluto ucciderla, farla scomparire e vivere una vita normale, ho sempre pensato che era anche per lei che scrivevo.
"Io sono brava in qualcosa."
Anche se è qualcosa che non porta solo benefici a me o a chi mi sta intorno, è sempre stato palese che sarei potuta essere brava in quello, forse solo in quello.
E probabilmente non l'avrei mai capito, mai, se non fosse stato per Marco.


Venerdì mi sono svegliata molto rimbambolata, ma ho avuto modo di svegliarmi quando ho letto un messaggio scrittomi da Nina: dopo la sorpresa iniziale, abbiamo parlato e ciò ha portato senza dubbi dei benefici, di cui non posso che essere felice.
La giornata è trascorsa piuttosto tranquillamente e la sera sono finalmente potuta stare con Marco.
Sabato, come sempre, siamo andati al Lupo, anche se a pranzo con noi stavolta c'era anche Ivien: mi sentivo elettrica perché quella sera saremmo andati in un gruppetto a visitare dopocena la Galleria dell'Accademia così, aiutata da Leonio, ho inziato a scattare foto per il catalogo delle armi del gruppo.
Purtroppo, alla fine, non ci è riuscito di visitare il museo e abbiamo chiaramente ripiegato sul Mostodolce: lì per lì mi sono un po' rattristata, però alla fine ho pensato che le persone che erano davvero interessate, seppur poche, c'erano e quindi ci saremmo potuti prendere una domenica pomeriggio per stare tutti insieme e visitarlo per bene.
La Domenica è stata alternativa in quanto ci siamo recati nuovamente in sede, ma per giocare una sessione speciale di The Seed: la Battle Arena! Purtroppo, per tanti motivi, non sono riuscita a godermi la giornata come avrei voluto, in particolare perché non stavo bene.
Infatti Lunedì l'ho trascorso chiuso in casa perché, tra le altre cose, praticamente non riuscivo neanche a camminare: nella mia immensa vecchiaia mi sono presa i reumatismi alle gambe.
Martedì, invece, ho cercato di rendermi un po' più viva, anche se non è stato particolarmente semplice, però alla fine, per tutta la mia gioia, sono stata in grado di andare a Squirico per giocare e mi sono assolutamente divertita! E' vero, è stata una giocata ricca di diverbi, ma anche di cazzate, e in fondo va bene così: io sono la prima a dire che The Seed per me è veramente una cosa importantissima, però non credo che i giocatori dovrebbero rimanerci male per gli atteggiamenti dei personaggi in-game; tuttavia osservare ciò mi ha fatto sentire meno stupida quando anch'io nutro del risentimento verso le persone in generale.
La notte è rimasta a dormire da me, come ogni volta, LaMeg-BonnieAnne: soprattutto in questo periodo per me è un gran ristoro avere compagnia, soprattutto se buona come in questo caso, con cui dormire. Anche stamattina mi ha dato un bacino sulla guancia per salutarmi mentre io ancora dormivo.
Nel primo pomeriggio Marco è venuto a Firenze per andare finalmente dall'ottico e la cosa mi ha resa felice, anche se alla fine lui era un po' in crisi per via del prezzo fine degli occhiali; la crisi peggiore però l'ho affrontata tornando a casa: l'ex-fidanzato della mia coinquilina, come sospettavamo, è giunto alle nostre porte.
Abbiamo vissuto momenti di panico, ma credo che da ora in poi lei riuscirà a stare veramente meglio, o almeno lo spero tantissimo per lei, anche perché è stata forte.
Avrei voluto starle più vicino, ma lei ha preferito stare da sola o in compagnia di alcune sue amiche più strette: questa cosa mi ha un po' rattristato, ma in fondo non posso pretendere così spassionatamente la confidenza di una persona, cosa che per altro già mi da. Forse questo sentimento deriva dal fatto che semplicemente, come sempre, mi sento in colpa per non essere riuscita a fare abbastanza.
Ad ogni modo stasera sono andata al Lupo, dopo aver cenato con Marco e il Turo da me: uscire in questi giorni, sebbene il freddo glaciale m'inquieti, mi sta facendo stare meglio; un po' perché qui in casa c'è l'altra coinquilina malata e, sebbene stia cercando di prendermi cura di lei, temo fortemente il contagio che, ora come ora, probabilmente potrebbe portarmi senza scherzare al pronto soccorso; un po' perché, e questo riesce a inquietarmi ancora di più, in questi giorni quando sono sola non riesco proprio a mantenere la calma: anche stamattina alla posta stavo male, avevo la tachicardia, il mal di stomaco, non respiravo, e ormai non riesco più neanche a capire se siano problemi fisici veri e propri o difetti mentali a crearmi questi malesseri talvolta, ma penso che ormai le due cose si stiano equiparando.
Stare male fisicamente quando sono in compagnia di una o più persone non mi piace per niente come idea, ma almeno quando accade, e spero che accada sempre più raramente, so che è per certo un problema fisico vero e proprio, perché questi brutti malesseri creati dal mio autodistruttivo cervello invece mi avvampano puntualmente quando sono da sola o comunque non particolarmente presa da ciò che accade intorno.
E quindi boh, spero di riuscire a gestire al meglio la situazione.
Comunque al Lupo tutto è proceduto molto tranquillamente, anche se avrei voluto fare qualcosa di vero e proprio e al momento tutti i progetti che ho in mente sono in stand-by per molti motivi, ma mi impegnerò come posso per fare in modo che partano il più velocemente possibile.

La cosa che mi è più chiara al momento è che non mi piace per niente il fatto di avere, ormai, così tanta paura di restare da sola.





ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

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