giovedì 9 gennaio 2014

7-8/365

Day 7&8 of 365.

Ho fatto una sequela di sogni a modesto quantitativo di ansia, per cui il mio sonno è stato decisamente agitato, ma in fondo ho vissuto di peggio.
Alla fine, però, quando la sveglia ha suonato alle 9 e mezza, mi sono sentita come se qualcuno mi avesse tirato un cazzottone su entrambi gli occhi. Così ho chiamato mia madre le ho chiesto di sbrigare lei le faccende incombenti che richiedevano un minimo di lucidità.
Da un lato mi sono sentita in colpa, ma dall'altro devo iniziare ad apprendere la nobile arte del "delegare", perché con i miei istinti di "faccio tutto io perché poi se lo fa qualcun altro non viene bene" mi sto lentamente consumando.
E in effetti non è andata male.

Nel pomeriggio ho avuto modo di trascorrere un altro po' di tempo con Clelia in un negozio cinesazzo pieno di cose mirabolanti: abbiamo acquistato una cuccia morbidissima per i gatti e loro hanno decisamente gradito (=

Dopo cena ho trascorso un po' di tempo con i miei, o almeno ci ho provato visto che era l'ultima sera insieme, prima che mia madre si addormentasse come sempre sul divano e che mio padre si eclissasse al computer.

Ho finito inevitabilmente per prendere sonno alle 3 per preparare tutti i bagagli, ma poi mi sono misteriosamente svegliata prima delle 7 del mattino.
Sono passata a salutare la nonna e mamma mi ha accompagnato in stazione: credo che per lo stress accumulato e perché si sentiva triste per la mia partenza i suoi nervi non hanno retto ed è sclerata.
Abbiamo litigato, mentre aspettavo il treno, ma poi mi sono sentita meglio e ci siamo salutate serenamente.

Queste vacanze di Natale sono trascorse lentamente e, al contempo, velocemente: forse per la prima volta ho avuto la sensazione di essere rimasta a casa il giusto tempo.

Tutti i miei piani della serata sono saltati in quanto il treno per Roma ha fatto 137 minuti di ritardo, minuti in cui ho assistito a scleri da parte degli altri passeggeri inimmaginabili.
Alla fine, però, dopo tutti quei disagi, sono arrivata sana e salva e ho trovato Marco ad aspettarmi alla stazione e il solo vederlo mi ha fatto sentire serena.

Ho deciso che sarei andata subito a salutare quelli del Lupo che come ogni mercoledì erano in sede: un po' perché ci tenevo a fare almeno questa cosa visto che tutti gli altri piani erano saltati, un po' perché avevo promesso allo Zio che sarei passata, un po' perché non mi sentivo al massimo, mi sentivo stanca, con i pidocchi in testa presi sull'Intercity e pensavo che mi sarei sentita a disagio in mezzo ad altre persone.
E così ho deciso di farlo e basta. Un po' a disagio mi ci sono sentita, ma niente in confronto ad altri momenti, e anzi sono stata felicissima, come prevedevo, di rivedere quasi tutti e riabbracciarli e passare un po' di tempo con loro.
Avrei voluto mettermi a piangere perché mi erano mancati, ma non l'ho fatto perché mi sentivo troppo serena anche per quello.
Il che è un bene: per una rara volta posso ringraziare la mia emotività.

Tornata a casa a mezzanotte passata ho trovato una delle mie coinquiline affebbrate e mentre tutte ci siamo raccontate le nostre -  non tanto belle - vacanze natalizie, ho disfatto i bagagli e, finalmente, sono andata a recuperare delle meritate ore di sonno!




ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

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