martedì 9 dicembre 2014

317...350/365

Day from317to350 of 365.
 
 
L'impossibile è tale fin tanto che non accade.
A quel punto diviene improvvisamente inevitabile.
 
 
E' passato ormai più di un mese da quando il mio cervello è esploso ufficialmente.
E in questo mese ho imparato a dirlo, ho imparato a dire tante cose in realtà.
Ho imparato e basta.
 
 
Tutto è stato devastante, e lo è tutt'ora. E a scrivere ogni cosa sprecherei solo tempo e andrei a fissare "nero su bianco" ricordi che invece vorrei estirpare.
So solo che, se dovessi fare una classifica delle cose peggiori, il fatto che lui la settimana prima mi dicesse "ti amo" e quella dopo fosse già con un'altra, negandolo alle mie domande per poi scriverlo su Facebook come un dodicenne, non è stato bello.
Che abbia ammesso candidamente di avermi lasciato da sola quando stavo male per tre anni, neanche è stato bello.
Soprattutto perché io l'ho sempre giustificato.
Tutte le sere in cui non riuscivo a respirare, le sere in cui non potevo parlare, a volte neanche piangere, lui non c'era, o era in un'altra stanza, o dall'altro lato della camera o del letto, e lasciava che io vivessi quell'incubo da sola, nonostante "lui mi amasse", per poi comparire, e non sempre, dopo un tempo incalcolabile a dirmi "dai, ora basta, dormi"; tutte le volte in cui invece di incoraggiarmi, come supplicavo di farlo tanto valeva il suo giudizio per me, mi scoraggiava dicendomi che "non sarei stata in grado"; tutte le volte in cui "forse sei coraggiosa, ma sei troppo debole"; tutte le volte in cui qualcuna si avvicinava così tanto a lui da scrivergli "sei la ragione della mia vita", dopo lo sgomento iniziale, mi dicevo "va bene, è solo un'amica": ogni volta, ogni volta lui aveva ragione per me.
Perché era più grande, perché era forte, perché sapeva sempre ciò che faceva e comunque agiva per il mio bene, come io facevo per lui.
 
E invece, semplicemente, no.
Pensavo fosse la persona della mia vita, e invece sono stata quasi tre anni con uno sconosciuto.
Uno sconosciuto nato da pensieri profondi, da gesti gentili, da valori ben radicati, da passioni così tanto simili, da sogni su un futuro insieme.
Uno sconosciuto nato dalle sue parole, dalla sua apparenza, nato dalle mie speranze, dalla mia idea che, infine, ci fosse davvero al mondo qualcuno come lui.
 
Ho pensato tanto, ho elaborato ogni cosa, l'ho spogliato da tutto il mio amore ed è rimasto solo questo: la nuda verità.
Verità che ho costruito grazie ai suoi amici che mi hanno contattato di loro sponte per parlarmi di come è lui veramente, per dirmi che in ogni caso ciò che ha fatto è assurdo e che non sanno come poter avere stima di lui da ora in poi.
I suoi amici, che adesso, improvvisamente, sono i miei, e senza i quali, io sarei morta, o sarei un vegetale il cui unico pensiero è "devo restare qui per la mia famiglia", cosa comunque non da poco.
 
Ho riabbracciato i miei genitori e, per la prima volta, ho pianto facendolo.
Anche loro hanno aggiunto tasselli a questa verità: mia madre non l'ha mai visto come un uomo maturo, mio padre non l'ha mai visto come una persona stabile mentalmente.
Ogni volta un pezzo di me si è infranto perché tutto ciò cozzava terribilmente con l'idea che avevo di lui.
 
Lui che non era solo la persona che amavo di più al mondo, ma anche tutto ciò che sarei voluta diventare. Lui che era questo anche per altre persone, che ora mi hanno guardato negli occhi e mi hanno detto "non posso più credergli", persone che hanno chiesto a me come è lui veramente, o se avesse iniziato a drogarsi o facesse parte di qualche strana setta, senza scherzare.
E io non ho potuto che assistere al disgregarsi della sua immagine, per me e per tutti quelli che lo conoscono.
 
Se guardavo al mio futuro di una sola cosa ero certa, ed era lui.
Io ero convinta che saremmo andati a vivere insieme, come sognavamo.
Che saremmo invecchiati insieme a Palazzuolo sul Senio.
Che ogni volta che ci saremmo abbracciati lui mi avrebbe ricordato quanto gli piacevano i miei abbracci perché io lo tenevo stretto tutto, che anche quando ero triste le mie labbra erano curvate leggermente all'insù, che ci saremmo sentiti sempre a "altrove, ma a casa".
 
Non era così, e me ne sarei dovuta accorgere.
Accorgere da quella prima sera, quasi esattamente due anni e nove mesi fa, quando tutto mi sembrava "troppo" perfetto e io ero così dubbiosa su di lui, che mi sembrava così falso, che mi aveva chiesto di stare insieme e io non ero pronta.
E la sua espressione stizzita sul volto, invece che farmi scappare, mi indusse a dire di sì. Quell'espressione che per anni mi ha rincorso, insieme alle lettere a cui non ha mai risposto, insieme a tutte le notti in cui lui non c'era perché non ci voleva essere, insieme alla sua espressione quasi imperturbabile in qualsiasi momento.
 
Lui non era ciò che diceva di essere, non era ciò che io speravo che fosse.
Lui non era niente di ciò che potessi desiderare davvero.
Eppure l'ho amato con tutte le mie forze, e avrei continuato a farlo.
Lui lo sapeva: "nessuno mi ha mai amato come fai tu, nessuno ha mai accettato ogni cosa di me, nessuno mi ha curato come hai fatto tu", lo sapeva che io avevo visto ogni suo difetto, ma per me restava comunque il motivo di orgoglio più grande e l'avrei protetto a qualsiasi costo, come ho fatto.
Gli avevo donato la mia vita, ed ero felice di averlo fatto.
 
E poi, perché è impossibile essere ciò che non si è per sempre, si è rivelato.
E io, NONOSTANTE TUTTO, sono felice che sia accaduto, perché era inevitabile.
Perché lui non era ciò che cercavo, e tutto questo mi ha sicuramente insegnato che la mia idea di amore è profondamente intensa.
 
E non so ancora se sforzarmi di cambiarla, come in molti mi consigliano, di smettere di dare così tanto, perché è impossibile pensare di trovare ciò che si cerca, e di tenerselo per sempre.
Ma su questo avrò ancora modo di pensare, di sicuro l'umanità, da quel punto di vista, per me ha raggiunto il suo punto più basso.

 
Quello che ho imparato è come è lui davvero, e come sono io, anche se su lui ho smesso di interrogarmi e su di me invece devo ancora interrogarmi molto.
 
Sono forte.
Ho sopportato per anni il mio malessere, negli ultimi anni avrei dovuto essere accompagnata in questo percorso e invece sono rimasta ancora più sola, ho sopportato il suo malessere, i nostri problemi, ogni cosa, e, soprattutto, l'immenso dei sensi di colpa "perché ogni problema che abbiamo è colpa tua".
Ho sopportato tutto quanto è accaduto negli ultimi due mesi, che non mi sembrano essere trascorsi, tutto quello che è venuto fuori dei tre anni precedenti, e sono ancora qui.
Lui, invece, che si mostrava così forte, è scappato, anzi, non si è mai avvicinato.
E sono fortemente convinta che se gli piombasse in testa tutto ciò che provo io giornalmente, lui morirebbe sul colpo: non sarebbe in grado di reggere a ciò che reggo io.
 
Gli ultimi, definitivi, tasselli me li ha dati la mia adorata psicologa: mi ha fatto vedere che io sono perfettamente in grado di rialzarmi, ho potuto assistere a tutto questo con i miei occhi, durante la terapia post-traumatica su questo evento.
Sul giorno, la mattina del 3 Novembre, in cui ho letto che lui stava con un'altra. Il giorno in cui il mio cervello è esploso davvero, in cui ho avuto il mio primo attacco di panico, che non mi lasciano più da allora, ma che adesso sto imparando a controllare.
 
Tutto è cambiato in un attimo e l'inspiegabile mi ha travolto, lasciandomi sgomenta.
Non poteva accadermi niente di peggiore, e così la mia testa si è chiusa.
Però sono ancora qui, e tramite me stessa, la mia famiglia, i miei amici, la mia terapista, piano piano sto realizzando cosa è stato questo rapporto, cosa è stato lui.
 
Lui che, per come lo amavo io, è morto, e resta in piedi soltanto ciò che è veramente, ciò che disprezzo profondamente.
 
Una persona con la Sindrome del Maestro, che mi ha convinto di essere "la persona che cercava da una vita" e che poi ha cercato di cambiarmi per tutto il tempo.
E quello che mi ha salvato è il mio, spesso insensato, orgoglio a cui lui ogni volta rispondeva "ma non sei disposta a cambiare per me?". Su alcune cose la sua manipolazione ha fatto presa: io condividevo il fatto che dovessi essere assolutamente più positiva, e altre cose del genere.
Ma questa spinta così violenta, mi ha portata dove mi trovo ora: riappropiarmi di ciò che sono davvero, perché ciò che stavo diventando non mi ha fatto bene.
La conferma di tutto ciò viene dal fatto che la persona che si è messo accanto ora sia molto piccola e molto plasmabile: ora ha ciò che desidera.
 
Una persona anche con la Sindrome del Supereroe: "io ti salverò, così come tu hai salvato me, insieme sconfiggeremo ogni cosa". E io ci ho creduto, è stato qui il mio sbaglio.
Io ho lottato, sarei morta per lui, e lui invece no.
Tutto era troppo difficile, troppo profondamente oscuro, e quindi per darsi soddisfazione si è dedicato ad altre ragazze con problemi, con cui ha trascorso mesi incitandole, stando loro vicino e facendosi ammirare e adorare per il suo aiuto.
E' semplice aiutare qualcuno dall'esterno, e i loro problemi erano meno gravosi dei miei, quindi perché no?
 
Una persona che, meglio che cito da una pagina di disturbi di personalità: "Egli è totalmente concentrato su se stesso e richiede attenzione costante e ammirazione da parte degli altri, pensa di poter essere compreso soltanto da persone molto speciali o di condizione sociale elevata. Le sue relazioni interpersonali sono disturbate dalla mancanza di empatia."; di alcuni sintomi lui non se ne rende conto, ma la sua mancanza di empatia è palese, ed è quella che mi ha distrutto più di ogni cosa.
Stavo con lui principalmente per la sua profondità e sensibilità, e poi scopro che è privo di empatia reale verso il prossimo.
Tutto ciò giustifica le sue azioni di questi anni e attuali: non gliene frega niente, in realtà, e quando si sente triste per lui o per me, è perché "razionalmente" sa che c'è qualcosa di profondamente doloroso in ballo.
Ho sempre rinchiuso le mie emozioni più forti perché, sia nei momenti positivi che negativi, lui era sempre molto "pacato". Anche quando ci siamo lasciati, lui era tranquillo, zen (anche se offendo questo genere di concezioni attribuendole a lui).
Ho sempre pensato che fossi io quella "che provava troppo", e forse è anche così.
Ma le mie emozioni sono vere, sono pure, sono intense, e io le voglio vivere con coraggio, anche perché non posso più permettermi di reprimere nulla.
 
Un altra citazione "Ha spesso mancanza di autocritica e rigidità di pensiero: il loro ragionamento sembra essere logico, ma in realtà le loro idee sono basate su pregiudizi che li portano a ignorare il contesto più ampio della situazione e le ragioni degli altri": tutte le volte in cui io mettevo in dubbio me stessa, facevo bene. Tutte le volte in cui mettevo in dubbio lui, invece no. Solo che io, come sempre, ho messo da parte me, a causa della mia insicurezza, e alla fine aveva ragione lui.
E già non avevo molta fiducia negli altri, e lui, ogni giorno, mi ripeteva che solo io e lui ci saremmo salvati in questo mondo, che tutte le altre persone, in un modo o nell'altro, erano sbagliate.
Mi sono chiusa sempre di più, realizzando che solo lui mi avrebbe capito.
 
Potrei continuare parlando delle sue manie, ma non ha più senso, perché ciò che ho visto è che lui non ha mai affrontato niente, mentre quando sono caduta tutte le persone che lui aveva sempre ritenuto indegne, sono corse a rialzarmi.
Con una parola, con un abbraccio, o portandomi il cibo alla bocca forzatamente o dormendomi accanto.
Con una poesia, con una canzone cantata in riva al mare, andando in luoghi bellissimi assieme, parlando di rievocazione, di anime, di musica, di tutte le cose che mi piacciono.
Tutti gesti, tutti pensieri di cui ritenevo capace SOLO lui.
E invece no, il mondo è pieno di persone meravigliose, pronte a starmi vicino e accettarmi così come sono.
 
E lui, che era l'unico per me in grado di farlo, invece non l'ha mai fatto.
Io mi sono aperta a lui, gli ho detto cose mai dette a nessuno.
E ciò, ancora una volta nonostante tutto, è servito: adesso so che se ho parlato con lui, che era ed è tutto questo, posso farlo con chiunque.
Chiunque può capirmi meglio di lui.
Chiunque è in grado di darmi tante cose che poteva darmi lui.
 
Non sono più quelle le cose che mi mancano, né mi manca lui: c'è solo tanto sgomento.
Sgomento che lui ancora esista come persona, perché sono troppa piena di moralità "medievale" per accettare tutto ciò che è e ciò che ha fatto.
Non si merita niente di ciò che ha ottenuto nella vita, e molto, rivelandosi e facendo ciò che ha fatto, lo ha già perso.
Io, pertanto, mi limiterò a fare ciò che ho sempre fatto con questo tipo di persone: come mi ha detto il mio caro Sardo, essere Nobile.
Mi difenderò, e sarò accompagnata da chi mi vuole bene in questo, se ce ne sarà l'occasione. Per il resto del tempo ignorerò la sua deprecabile persona, mostrando l'unica cosa che mi rimane di lui con chi mi fido: rabbia.
Pura, sana rabbia, che adesso sono capace di provare.
 
Non gli auguro di certo ogni male del mondo, anche per rispetto dei suoi genitori.
Ma gli auguro tutto il male che ha causato a me.
E io sono sicura, certa, che lui non sia in grado di sopportarlo.
 
Una persona che dopo quasi tre anni insieme, in cui era pronto a costruire ogni cosa, se ne va senza problema alcuno, senza temere i luoghi che abbiamo vissuto insieme, i nostri oggetti, senza pensare a come sarà farsi accarezzare l'elmo che abbiamo comprato assieme (mi piace pensare in modo medievale per trarre esempi) da qualcun altro; una persona che convive con la certezza di aver lasciato da sola per tutto questo tempo la persona che diceva di amare; una persona che, a questo punto, mi sento di ringraziare.
 
Grazie per i momenti felici: purtroppo sono definitivamente macchiati dalle tue colpe, ma sono esistiti.
Grazie per avermi aiutato a capire cosa voglio e cosa no: di sicuro adesso sono certa di volere accanto solo persone che mi provano per me affetto o amore per ciò che sono davvero.
Grazie per esserti rivelato per ciò che sei veramente adesso, fregandotene di come stavo e di cosa stavo passando: era la cosa peggiore che mi potesse accadere, e nel momento più sbagliato, e ciò mi ha distrutto così tanto profondamente da indurmi, per forza di cose, a risvegliarmi ed abbracciare realmente il mondo.
 
Nessuno sa, fintanto che non lo prova, cosa si sente ad essere faccia a faccia con la morte: e quando accade, tutto viene cambiato per sempre.
 
"La tua anima si scorge da chilometri ed era così già da prima", mi è stato detto da Axl, e sentirlo dire da una persona che mi conosce così poco, e da tante altre persone, mi ha convinto del fatto che questa cosa che ho dentro da sempre non è solo negatività, ma potere: potere di vedere e sentire ogni cosa.
Potere che adesso, dopo tutto questo, si è rivelato, si è liberato ed è aumentato a dismisura.
 
Sono in grado di rivoluzionare la terra solo camminandoci sopra.
E' la prima volta in vita mia che dico, con ancora un po' di vergogna, qualcosa di così elogiativo per me stessa.
E se mi permetto di farlo è perché adesso sto prendendo coscienza di me, grazie anche a chi mi osserva dall'esterno, ma, soprattutto, grazie a tutto il male che mi ha fatto.
 
 
"My mind is clear
I have no fear
I share no tears
For you my dear"
 
 
 
 
 
 


 
 
 PS. Ho deciso di non rileggere questo post per correggere eventuali errori. E' vero così com'è.

ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

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