mercoledì 12 aprile 2017

I'm back.


Sono passati mesi da quando ho scritto l'ultima volta qui.
Ad un certo punto questo posto è diventato il mio rifugio, il luogo in cui potevo scrivere liberamente, ma dove passavo nel momento in cui sapevo che non potevo farlo altrove.

E poi è arrivato Dicembre e sapevo che avrei dovuto fare il mio solito post riassuntivo di fine anno, quello che col passare del tempo riguardo e mi ricordo cosa ho vissuto, mi ricordo cosa ho fatto, mi ricordo chi ho conosciuto, chi ho perso, quale dolore ho subito, cosa sono diventata.
E, semplicemente, non ce l'ho fatta. Non me la sono sentita.

E' proprio vero, e finisco sempre col ripetermelo alla fine, che si stava meglio quando si stava peggio: anche nei momenti peggiori passati con M., o con chiunque altro, ho trovato la forza di scrivere. Lo scrivere mi ha sempre tenuto in vita, insieme a poche altre cose.
E invece l'anno scorso i momenti terribili sono stati così profondi, così lunghi, così abissali, che riportarli anche solo suntivamente in un elenco di ricapitolo di fine anno sarebbe stato atroce.
E inoltre mi ero messa in testa che ormai, a giudicare dalle scelte che avevo fatto e che stavo facendo, ero diventata ufficialmente una persona adulta ed era inutile continuare a perdere tempo in cose del genere. In pensieri inutili e laceranti. Mi sono ripromessa di farlo, certo, ma non ci credevo, e così alla fine ho lasciato trascorre i giorni, ed i mesi, e non l'ho più fatto quel benedetto post.

Ma non sono qui per farlo ora, perché va bene così. Va tutto bene così, perché è l'unico modo in cui può andare.
Sono qui perché le cose sono esplose ancora e ancora e ancora, e io ho fatto nuove scelte con conseguenze devastanti, ma sono ancora in piedi, traballante, a volte cado, ma tengo duro.
Devo tenere duro. Anche se non vorrei, anche se la maggior parte del tempo non vorrei.
Ci sono dei piccoli momenti che mi ricordano di farlo, ci sono grandi persone che mi ricordano di farlo.

E quindi ho deciso di tornare a scrivere "a tempo pieno", o meglio come mi sento, perché non ho un obiettivo preciso, se non quello di provare a strapparmi dal petto un po', almeno un po', del dolore che mi porto dentro, dei ricordi che mi porto dentro e che ogni giorni ed ogni notte mi assillano e io non posso davvero trascinarmeli dietro in silenzio, o lasciare che ammorbino troppo chi ho attorno.
Forse nessuno leggerà mai queste parole, ma non mi importa.

Ho solo bisogno di dire cose che non potrei, ma che ho bisogno di dire.
Come, per esempio, il dolore che ho provato poco fa ad entrare sul profilo Facebook di mia madre e trovare ancora la foto, in abiti storici, con gli occhi innamorati, di me e Gheri.
Forse dovrei smettere di usare questo nomignolo. Ma tutti quelli citati su questo blog hanno il loro nome, il nome che gli ho dato negli anni, e quindi stringerò i denti, e almeno qui, almeno in queste righe, almeno in fondo ad una parte che sto cercando seppellire del mio cuore, resta così, resta quella persona che è già svanita dalla mia vita, nonostante ci abbia creduto e ci abbia provato con tutta me stessa.

E' un po' triste come ritorno e non credo che i prossimi post saranno da meno: grevi, pesanti, melanconici. Ma miei. Spero soltanto che serva a qualcosa.
Che serva a qualcosa tutto il dolore che provo.



ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Serve, serve sempre esternare.
Il valore che gli dai sarà proporzionale al rilascio emotivo che avrà.

Ti voglio bene, lo sai.

Arhal ha detto...

Tanto per cambiare, insomma Aj.