sabato 25 novembre 2017

un altro passo verso


Mi chiedo quale sia la giusta soglia di dolore da affrontare per raggiungere i propri sogni.

Mentre me lo chiedo, anche se adesso voglio ancora una volta svanire, mi sento sollevata perché so che ho dei sogni. Che sono fondamentalmente sempre gli stessi, anche se hanno cambiato forma. O forse ho cambiato forma io, ho cambiato la consapevolezza e le aspettative nei loro confronti.

Non so ancora se sto seguendo il giusto percorso per raggiungerli e non so se li raggiungerò mai.
Ma loro sono lì, sono sempre rimasti lì.


Sono tornata dalla Spagna. E' andato tutto sommato bene e non ho nemmeno pianto troppo al momento dei saluti, anche perché ero impegnata a sopravvivere alla febbre e alle cose da fare.
Purtroppo gli incubi mi hanno inseguita fin lì e, sebbene pensassi di aver passato il peggio tra settembre e ottobre, non ero evidentemente pronta per novembre e dicembre.
Oltre ai sogni, in questo periodo anche quando sono sveglia spesso mi sento come se non fosse passato un giorno dal momento in cui ho fatto i bagagli per lasciare casa sua.
Ho pianto ancora e mi ritrovo a chiedermi di nuovo quando tutto questo finirà. Alterno momenti in cui penso di poter addirittura parlare con lui e gli altri, se mai lo dovessi incontrare, come una persona normale, a momenti in cui anche solo sentir menzionare contesti vicini la gola mi si stringe nell'ormai conosciuta sensazione di vuoto.
So che devo essere paziente. Che devo mettere in fila un mese dopo un altro. In attesa che diventino anni. Spero solo che basti, anche questa volta.

Anche perché nel frattempo non ho potuto rimanere ferma. Non ho potuto darmi pace e restare da sola, ho continuato a girare e conoscere ed esplorare e a chiedermi ogni giorno se stessi facendo la cosa giusta.
Ed ora mi trovo nel punto in cui, per la prima volta in vita mia, devo mettere da parte i miei sentimenti e pensare al modo in cui rimanere a Firenze, visto che non so più dove prendere i soldi per mantenermi.
E così nel giro di un mese dovrò pagare i debiti con il padrone di casa, l'agenzia immobiliare, le caparre e tutto il resto. Oppure tornare dai miei, la qual cosa la mia testa continua ad escludere in automatico, mentre non dovrebbe.

Sono pronta a prendermi cura di me. A lasciare che qualcuno mi aiuti a farlo. Pronta a rimettermi in gioco. Pronta a vivere come vorrei.
O forse no?


Come è possibile stare per metà sotto terra e per metà sopra le nuvole?


Continuo a scrivere come posso. Ieri sera ad un evento di SCF una mia poesia è stata scelta per essere letta, così ancora una volta ho superato la vergogna e ho parlato al microfono provando a recitare queste parole:
"Negli anni che posso contare 
Vi sono vuoti oscuri 
In cui molto è entrato 
E niente è uscito 

Si sono persi quei giorni 
Nel susseguirsi dei mesi 
Sono andati ad unirsi 
Alle file degli incubi 

Ma ho perso anche 
Fin troppi bottoni 
Così che nessun cappotto 
Può più coprirmi dal gelo 

E vado senza meta 
A petto nudo 
Col vento in faccia 
Tossendo via 

I legami 
Le promesse 
Le mancanze 
Gli odori 

E aspetto ormai paziente 
Dei lacci nuovi in dono 
Per non perdere almeno 
Le mie scarpe buone 

Eppure non ho bisogno 
Di credere ancora al fato 
Perché ciò che mi basta 
E’ la mia non-direzione"

La cosa migliore che abbia potuto capire quest'anno credo che sia il fatto che il non avere una direzione non sia una cosa così spaventosa e sbagliata.
Nonostante tutto, sono molto orgogliosa di me per questo.
Anche se decidessi di rimanere sola adesso, non avrei paura. Ed è una consapevolezza bellissima, come è ancora più bello sapere che in realtà ho molte persone a cui voglio bene.

Anche se è un altro periodo cupo, sono ormai consapevole di non poter far altro che andare avanti.
E quindi semplicemente lo faccio.


ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

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